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"Un'estone a Parigi" e il cinema francese a Locarno 2012

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In Europa il cinema francese è quello più vivo, più ricco e più variato. Oggi "The Artist" e "Quasi amici" fanno testo. Il primo con 5 statuette agli Oscar e il secondo con 17 milioni di entrate, hanno contribuito a sfiorare i numeri del cinema a stelle e strisce. Inoltre il pubblico è in costante aumento e l’industria cinematografica vive la stagione migliore dagli anni '60. A Locarno, dove ha sempre ha avuto un ruolo primario, è sbarcato con ben 30 tra lunghi e corti - produzioni e coproduzion- presenti in tutte le sezioni e tre personaggi carismatici per i cinefili: l’immensa attrice Charlotte Rampling, ("Il portiere di notte" di Liliana Cavani) inglese di nascita, ma di formazione e vita francese, insignita dell’Excellence Award Moët& Chandon; il divo, il seduttore di sempre, indipendente e solitario Alain Delon, che ha girato tra l’altro per Visconti, Clément e Melville ("Rocco e i suoi fratelli", "Plein soleil", "Il Gattopardo") premiato con il Life Time Achievement Award; e il sulfureo, devastante Leos Carax, Pardo d’onore Swisscom 2012. Dell’enfant terrible del cinema francese sono programmati tutti i film da "Boy Meets Girl" del 1984 allo sconvolgente "Holy Motors" del 2012, acclamato a Cannes da molti come un capolavoro, ma giudicato come un flop megalomane da altri. "Une estonienne à Paris" di Ilmar Raag, uno dei 5 film di produzione o coproduzione francese del Concorso internazionale è un ottimo film per l’interpretazione magistrale delle due protagoniste Jeanne Moreau e Ita Ever, per lo svolgimento e il ritmo della vicenda, filmata con realismo, senza tempi morti e senza sbavature. L’incontro, scontro e riconciliazione delle due donne della stessa origine geografica, l’Estonia, ma agli antipodi per carattere, sentimenti ed attitudini, entrambe esuli e solitarie - in una grigia Parigi d’oggi, è portato allo schermo da Ilmar Raag con immediatezza, realismo, partecipazione affettiva e conoscenza dell’animo umano. I dialoghi, essenziali, ma veri, costituiscono uno dei pregi del film. Attraverso le battute, sovente sarcastiche e talvolta patetiche, ma sempre pertinenti lo spettatore si immedesima nelle situazioni, simpatizza con i personaggi e condivide i loro sentimenti. Se Jeanne Moreau, regina del cinema francese di ieri e d’oggi è perfetta nel suo ruolo di vecchia signora, scontrosa, acida e autoritaria, ma al tempo stesso tenera e malinconica in quanto la vita le sfugge dalle mani, Anna, Ita Ever, rinomata attrice classica bosniaca - radio, teatro e cinema - non le è da meno, anche se con tonalità e sfumature diverse nel suo personaggio di donna sottomessa, quello della mite badante. Irma ed Anna sono due donne accomunate dalle origini, ma separate dalle vicende del destino. "Une estonienne à Paris" narra la delicata storia dell'incontro tra una badante che lascia l'Estonia per occuparsi di un'anziana signora estone che vive in Francia da diversi anni, ma al suo arrivo si rende conto di non essere gradita. La sola cosa che l'anziana donna desidera dalla vita è l'attenzione che Stéphane, giovane amante di un tempo, ancora le riserva, mentre lui spera solo che Anne rimanga ad assistere Frida, anche se questa non è d'accordo.

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