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SMFF - Lucia Bosè la vita privata, poi il cinema

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Signora Bosè, di cosa tratta il film che ha accompagnato qui al San Marino Film Festival? "E' la storia di una donna, interpretata da me, che ha vissuto in Italia facendo la regista televisiva e che decide, sapendo di morire, di tornare in Cile, suo paese di nascita. Qui invece di entrare in mare e morire (come dice la canzone del titolo), va dalla parte opposta, si addentra verso il deserto in cerca della fine, ma si imbatte negli abitanti di un villaggio dove spende gli ultimi giorni della sua vita, apparentemente ritrovando la speranza". Come è stato lavorare in Cile? " Siamo stati un mese e mezzo nel deserto, faticosissimo. Non c'era niente tranne queste 4 baracche dove giravamo. Gli unici abitanti eravamo noi e i minatori che incontravo ogni mattina prima di cominciare a girare. Però sono molto contenta di averlo fatto. Forse è il mio ultimo film, ed è stato bello che fosse un'esperienza così dura, così diversa dal solito. Sono veramente stanca di fare film. Voglio una vita più normale rispetto a quella di un'attrice". Come ha vissuto gli anni iniziali della sua carriera? "Li ricordo con grande gioia. Ricordo tutti i registi e le storie che ho portato con loro sullo schermo. Ma non mi sono mai concessa all'arte al cento per cento. Cinquanta per cento al cinema cinquanta alla vita privata. E spesso me lo hanno rinfacciato. Ma almeno ho vissuto bene..." Come va il cinema in Spagna, dove lei vive ormai da decenni? "Anche lì è tutto molto fermo. Si fa qualche filmuccio ma poca roba rispetto a dieci anni fa. In Italia la situazione è forse ancora peggiore". Sabato sera Lucia Bosè sarà madrina della premiazione del Festival e potrà così consegnare i premi ai giovani autori e agli attori che, malgrado la crisi, continuano a sperare nel cinema.

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