La storia di Renato Zucchelli, tra gli ultimi pastori nomadi ancora attivi, è al centro del documentario "L'ultimo pastore" di Marco Bonfanti.
Renato, una passione senza limiti per la natura e per gli animali, fa questa vita fin da ragazzino e ancora oggi, che ha 45 anni, prosegue insieme al suo gregge - e con l'appoggio fondamentale della moglie - un lavoro che sembra perso nel tempo.
Negli ultimi anni la figura del pastore (andandoli a cercare tra i pochi ancora rimasti...) ha affascinato un discreto numero di documentaristi, e "L'ultimo pastore" si inserisce in questo filone senza (troppo) aggiungere all'argomento.
Le difficoltà di far convivere questo mestiere con la modernità (l'urbanizzazione è un ostacolo non da poco per il gregge), la necessità di un ritorno alle antiche tradizioni perché il cosiddetto progresso come lo stiamo vivendo sembrerebbe non avere troppo futuro: temi fondamentali che anche Bonfanti affronta, lasciando parlare il suo saggio protagonista.
Due gli aspetti de "L'ultimo pastore" che lo differenziano nel gruppo: una buona colonna sonora originale ad opera di Danilo Caposeno e quella scena finale - di cui tanto si è parlato e che effettivamente colpisce - con un gruppo di 700 pecore a spasso per piazza Duomo a Milano, tra lo sbigottimento generale dei passanti.
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