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Centenario Antonioni: omaggio della Cineteca di Bologna e documenti dell'Unive​rsità

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Un percorso alla riscoperta di Michelangelo Antonioni, a cento anni dalla nascita: un’indagine che attraversa le tappe della sua vita e della sua arte, e lo fa grazie alle testimonianze vicinissime di un amico e collaboratore come Carlo di Carlo o allo sguardo trasversale di un critico poliedrico come Dominique Païni, per arrivare, naturalmente, a rivevere l’ampia tela di una filmografia che ripercorre mezzo secolo, nelle diverse metamorfosi di un “autore che – ricorda il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli – forse l’Italia e il cinema italiano hanno dimenticato, fondativo e citato in tutto il mondo, antideologico, rigoroso, moderno, maestro nel raccontare la fragilità dei sentimenti e l’ambiguità del reale”. La Cineteca di Bologna raccoglie le fila di una vita di cinema nel centenario della nascita di Michelangelo Antonioni (che cadrà il 29 settembre) e inaugura giovedì 27 settembre al Cinema Lumière (via Azzo Gardino, 65) la prima parte di una retrospettiva che ci accompagnerà anche nel 2013, fino alla grande mostra ferrarese a Palazzo dei Diamanti (prevista il prossimo marzo), dedicata al rapporto sottile tra i film di Michelangelo Antonioni e i reciproci riflessi con un altro mondo dell’arte, quello della pittura: "È possibile individuare" – scrive Dominique Païni – "i legami che autorizzano ad interpretare l’arte di Antonioni come un’arte che eredita pienamente la tradizione del Rinascimento. Gli è accaduto a volte di ricordare la sua speciale ammirazione per Piero della Francesca, artista che possiamo considerare uno dei più grandi umanisti del Quattrocento e tra i grandi pittori che fissano le regole della prospettiva classica, matrice dell’Umanesimo filosofico e pittorico. Basti pensare alla sequenza a dominante rossa di Deserto rosso, che si svolge in questa cabina dall’architettura precaria, che ricorda le fragili culle delle Natività rinascimentali". E intanto, per ritrovare le tracce bolognesi del ferrarese Michelangelo Antonioni, risaliamo invece fino a quel 1938, anno in cui un giovane studente di economia si laureò con una tesi su I problemi di politica economica ne “I promessi sposi”: e proprio da giovedì 27 settembre, grazie alla collaborazione dell’Università di Bologna che tutto conserva nel suo Archivio storico custodito dal prof. Gian Paolo Brizzi, la tesi di Antonioni, il suo libretto universitario, una tesi (dell’anno precedente alla laurea, il 1937) che già anticipava un destino, intitolata Motivi e forme dell’intervento statale nella produzione cinematografica, e altri cimeli saranno esposti al pubblico negli spazi del Cinema Lumière. Ma c’è un altro importante capitolo che segna il legame tra Antonioni e Bologna: l’Archiginnasio d’Oro per l’anno 1979, consegnatoli il 1° gennaio 1980 dal sindaco Renato Zangheri e la discorso ufficiale di uno tra gli intellettuali europei più alti, Roland Barthes (che solo pochi mesi dopo sarebbe morto investito da investito all’uscita del Collège de France), prolusione contenuta nel volume che la Cineteca già allora pubblicò in un agile volume curato da Vittorio Boarini: "Ognuno dei suoi film" – ebbe a dire Roland Barthes – "è stato un’esperienza storica, l’abbandono cioè di un problema vecchio e la formulazione di una domanda nuova: il che significa che ha vissuto e trattato la storia di questi ultmi trent’anni con sottigliezza, non come la materia di un riflesso artistico o di un impegno ideologico, ma come una sostanza di cui egli doveva captare, di opera in opera, il magnetismo". E sempre giovedì 27 settembre, al Cinema Lumière, alle ore 20, la parola passerà allora a Carlo di Carlo e Dominique Païni, per introdurre la prima parte della retrospettiva, Grandezza e declino dell’umanesimo secondo Antonioni, e un primo programma con i cortometraggi del regista, da "Gente del Po" (girato negli anni tra il 1943 e il 1947), passando per tutti i lavori fino al 1950 ("N.U.", "L’amorosa menzogna", "Superstizione", "Sette canne un vestito", "La villa dei mostri", "Vertigine"), fino a due documenti degli anni Novanta, "Noto Mandorli Vulcano Stromboli Carnevale" e "Sicilia". Ecco poi nei giorni immediatamente successivi (da venerdì 28 a domenica 30 settembre), sempre al Cinema Lumière, gli altri titoli di questa prima tranche, dal capolavoro borghese "Cronaca di un amore" (1950) al ‘neorealismo interiore’ della trilogia "L’avventura" (1960), "La notte" (1961) e "L’eclisse" (1962), che mettono a fuoco lo scavo antonioniano dentro “un ideale stereotipo dell’uomo e della donna”. Il testimone passerà nel cartellone di ottobre della Cineteca di Bologna alla seconda parte della retrospettiva, L’Italia è troppo lontana, che raccoglierà "Deserto rosso" (1964), "Blow Up" (1966), "Zabriskie Point" (1970), "Professione reporter" (1975).

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