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VENEZIA 69 - Bellocchio racconta il suo film

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Alla Sala Stampa una sfilata di interpreti lunga tutto il tavolo, però le domande le fanno solo a Bellocchio.Non certo perché non ci sia il fior fiore di artisti, da Servillo alla Huppert, da Herlitzka alla Rohvechter.C'è anche il figlio del regista.Ma questo film ha una trama che suscita un incalzare di domande. A Marco Bellocchio, che della trama è appunto l'ideatore.   Come è nato questo film? Il caso Englaro, nel 2009, invadeva i media, in una lotta fra schieramenti politici e scontri fra posizioni religiose e laiche. Ho lasciato sedimentare tutto ed ho creato la storia, una storia di fantasia, con l'aiuto degli sceneggiatori. Poi c'è il lavoro con gli attori. E' da loro che prendo ed imparo, mentre costruiscono il personaggio.   Ha incontrato il padre di Eluana? "Certamente, gli ho sottoposto il progetto, che lui ha approvato, e poi gli ho fatto vedere il film.Me lo ha commentato, ma di questo non parlo".   Nei suoi films lei non è mai stato molto tenero con il cattolicesimo. Come mai qui appare addirittura indulgente con le posizioni della chiesa? "Sono rappresentate tutte le teorie e c'è uno sguardo affettivo anche ai cattolici. Io sono calmamente discretamente laico.  Ma siamo tutti, in Italia, di formazione cattolica, e questo fa sì che io abbia anche amici fra i cattolici.Parto da dati di realtà ma non mi prefiggo di descriverla. Entro in merito facendo innamorare Maria di  Roberto , pur essendo i due di idee opposte(lei milita nel movimento per la vita e lui è per l'eutanasia)".   Come mai non ha messo la storia di una famiglia che vede in pericolo il diritto alla cura ? "Una contrapposizione non era nei miei intenti.Sarebbe innaturale per me usare un film  come una bandiera.Un artista deve essere libero di immaginare quello che gli pare. Mi rifiuto di rispondere a domande del tipo: Eutanasia o no ? Il Cardinale Martini, è notizia di questi giorni, si è detto contrario all'accanimento terapeutico. E Woytila, prima di lui, ha ammonito:”Lasciatemi tornare alla casa del Padre”Non condivido neppure quel modo di contrapporre sempre le tesi..."   Tipo par condicio? "Esattamente".     Ci dice qualcosa sulla scelta dei nomi dei personaggi? Il medico che si chiama Pallido, il senatore,  Beffardi. E poi: risulta troppo frettolosa la decisione di Servillo di eseguire la richiesta che la moglie gli fa di “aiutarla”? "I nomi sono degli scherzi.I tempi dei film sono diversi dalla realtà. In pochi secondi si concentra un dramma. Noi sintetizziamo quello che è successo per settimane. E poi lui le dice per  due volte “Non capisco”. Di' anche la tua ( rivolto a Toni Servillo). Per me - aggiunge Servillo- bisogna avere chiara la distinzione fra personaggio e ruolo. La moglie qui ha il ruolo di mettere in luce il dramma che Beffardi ha di prendere la decisione.   Si è posto il problema di spiegare a livello internazionale ciò che è successo in Italia intorno al caso Englaro? "No, non penso a quello che capirà l'Inglese, l'Americano...Alcune volte i film che faccio sono stati apprezzati fuori Italia, altre no. Ma un calcolo non regge".     Questo è un film “politico”. Vi si parla di fede, di vita e  di morte. "Mi viene in mente Nanni Moretti, cui dicevano ”Ma qui non c'è lotta di classe!” I politici li ritraggo in preda ad un loro sbandare, non adotto  il solito diffuso “andate a casa!”. Vedo tanta disumanità e disperazione. Lo psichiatra fa una battuta al riguardo -Devo dare loro medicine perché, come tutti i malati, sono noiosi-. Il potere è inguaribile. Io, pur essendo un pacifista, ho una dimensione anarchica".     La figlia di Isabelle Huppert non si risveglia. "Nel film volevo molto rappresentare  dei risvegli. Racconto di una ragazza che vuole suicidarsi, e di un medico, neppure uno psichiatra, che cerca di opporsi. Lei capisce che c'è qualcosa di buono in lui e non si suicida".   Tutte donne in fuga. L'amore risolve, ma poi... "Non è addormentato solo il personaggio di Maya Sansa. Anche l'Italia lo è. Ma questo film riaccenderà inevitabilmente Carlo Crivelli, il compositor della colonna sonora  cui, il giorno della proiezione del film Bella Addormentata, è stato attribuito il premio della X Edizione de “Il Cinema incontra la Musica”   Lei scrive musica solo per il Cinema? "No, sono un compositore prestato al Cinema. Lavoro con Bellocchio da molto. E questo premio, il primo che ricev il film, mi coglie totalmente di sorpresa".   Come funziona la composizione? A che punto la musica viene creata per un film? "Dipende. Per Vincere avevo scritto i pezzi per pianoforte prima che fosse girata la scena. Quello che suona è un pianista vero, e Bellocchio voleva che fosse già pronta. Per Bella Addormentata ho scritto invece sulle immagini, quindi a montggio quasi ultimato". Lei vede la musica quando la scrive? "No, la sento dentro. E poi la scrivo".     Lucia Evangelisti

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