I film del grande cineasta italiano Vittorio De Seta, definito da Martin Scorsese come un antropologo che si esprimeva con la voce di un poeta, abitano le antiche case dei contadini, nel borgo che lui stesso definì emblema di un cambiamento. La seconda giornata della settima edizione del Pentedattilo Film Festival promossa e realizzata dallAssociazione Pro-Pentedattilo onlus, dalla società cinematografica Ram Film, dallagenzia Borghi Solidali con il patrocinio di Regione Calabria - Assessorato alla Cultura, Provincia di Reggio Calabria - Assessorato alla Cultura, Comune di Melito Porto Salvo, dopo il successo di pubblico di ieri sera diviso tra Piazza Belvedere, la Scalinata Santa Barbara e la Casa della Pace, celebra oggi il suo omaggio al regista scomparso lo scorso anno, con una serie di iniziative che ruotano attorno al suo lavoro, alle sue idee e alle sue storie.
"Se ancora oggi siamo qui a parlare di cinema a Pentedattilo" - spiega il direttore artistico Emanuele Milasi - "lo dobbiamo anche a Vittorio. Infatti in un momento difficile è stato proprio a lui a dirci di non mollare il Festival e continuare ad essere presenti in ogni via, in ogni casa e in ogni rudere". Lamore per il suggestivo borgo e per tutta quella Calabria diventata sua terra di adozione, De Seta non lha mai celato. Da tutto un mondo di tradizioni, dialetti, arte e musica racchiusi nel film documentario del 1993 In Calabria al suo ultimo lavoro "Art. 23 - Pentedattilo" girato proprio nel borgo che, dal 2006 ospita il Festival internazionale di cortometraggi. Per ricordarlo il critico cinematografico Virgilio Fantuzzi, Tonino De Pace, Circolo del Cinema Zavattini e Djbril Kebe, attore del corto di De Seta e questanno al Festival in veste di giurato per la sezione Corto Donna.
"Girando il borgo" - spiega Djbril Kebe - "non posso che rivedere tutti i momenti che abbiamo passato insieme. Quello che ricordo in particolare è la passione di Vittorio quando si faceva il sopralluogo prima di girare un film, ci rendeva partecipi del suo pensiero, ci induceva alla riflessione, a iniziare un percorso di introspezione". Tra le frasi del maestro, anche una similitudine diventata per lattore lanima della sua passione per il set. "Vittorio diceva che il cinema è un gigante che se usato nel modo migliore può cambiare il mondo, in questo caso grazie anche al cinema Pentedattilo si è trasformato e sono felice che le sue parole - quelle di non abbandonare questa terra - sono state accolte. Si sta facendo un bel lavoro, non ci si può più fermare".
Per ricordare il maestro anche la proiezione in anteprima, di una delle ultime interviste di De Seta a cura di Nino Cannatà realizzata intorno al progetto Suoni in Aspromonte patrocinato dall' Ente Parco Nazionale dell'Aspromonte e realizzato con la consulenza scientifica del Dipartimento di Storia, Culture e Religioni dellUniversità La Sapienza di Roma.
Il trailer che anticipa un lungometraggio in lavorazione sulla musica di tradizione orale dellAspromonte è il risultato di unintensa ricerca sul campo che si concluderà entro la fine dellanno con lobiettivo di presentare il film in un festival internazionale del cinema. Del progetto di "Cannatà Suoni in Aspromonte", Vittortio De Seta ebbe a dire: Mi sembra, [un film] rivoluzionario, perché tira fuori una realtà che non era mai stata tirata fuori, sottolineata (a parte i miei documentari degli anni 50); invece si sente che ce nè bisogno, perché è proprio il substrato della nostra cultura: questo Aspromonte che si vede, è come un fossile che viene alla luce e ci racconta la vita comera, che non è una vita arretrata, rozza, incolta, ignorante, superstiziosa, era una vita completa che ci è stata tolta, che è stata sopraffatta, con brutalità, senza una necessità precisa, se non quella di celebrare questo Regno dItalia".
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