Giovanna Taviani sta lavorando in questi giorni a un mediometraggio dal titolo provvisorio Sasà. Il Riscatto, per La Conchiglia di Santiago, una nuova casa di produzione fondata da Andrea Mancini e della stessa Taviani.
Il documentario traccia un ritratto di Salvatore Striano, il Bruto di Cesare deve Morire, che dal 25 gennaio sarà fra i protagonisti della fiction "Il Clan dei Camorristi", in onda su Canale 5.
La sua storia diventa un processo di redenzione, da Napoli a San Miniato, paese di origine dei fratelli Taviani, che ci girarono La Notte di San Lorenzo, in memoria di unesperienza autobiografica realmente vissuta in queste valli.
Il punto di partenza è una cella storica del carcere di Arezzo da cui, di volta in volta, il protagonista evade con limmaginazione per ritrovarsi nella Toscana di Dante e nelle verdi colline di San Miniato. Da una vita bruciata a Omero, Shakespeare, Dante: come la cultura può salvarti la vita.
Per questo il documentario ha un valore formativo e verrà distribuito nelle scuole e in tutte le carceri italiane.
Un volto nuovo di Striano, prima il camorrista di Gomorra, poi il Bruto di Cesare deve Morire; e ancora un delinquente in una fiction in onda proprio in questi giorni su Canale 5, e adesso un uomo nuovo, impegnato a fondo con il cinema e con il teatro, e in giro per il mondo a portare il suo nuovo messaggio di libertà.
San Miniato non è stata soltanto il contesto del film, è stata presente anche con la sua storia recente e passata, con le sue case, con le persone. Tra i protagonisti Lisandro Nacci e Enzo Cintelli, nella parte di se stessi, in quella cioè di due sanminiatesi che raccontano e fanno rivivere a Sasà Striano le vicende storiche di San Miniato, da Pier Delle Vigne, imprigionato dentro la Rocca, allEccidio del Duomo, alla storia di Giuseppe Gori, il piccolo Gramsci di Cigoli, ricordato durante un incontro a Villa Sonnino dal Comitato a lui intitolato.
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