La storia del popolo arameo è lunga migliaia di anni e ha avuto pochissime occasioni per essere raccontata. Una storia che ha (avrebbe) il suo centro geografico a Tur Abdin, un luogo al confine tra Turchia e Siria che però sulle carte ufficiali non esiste.
Tur Abdin, però, è la patria degli Aramei, unico popolo che parla ancora l'aramaico, testimone del cristianesimo dei primi secoli in terra d'Islam: "Shlomo", documentario firmato da Stefano Rogliatti e Matteo Spicuglia, ne racconta origini e tradizioni, luoghi e destino. A inizio '900 in Turchia viveva circa mezzo milione di aramei, ora rimasti 2.500: molti sono stati uccisi, tanti sono fuggiti in Europa e nel resto del mondo.
Una diaspora che rischia di far scomparire una tradizione, e che i due giornalisti italiani hanno conosciuto quasi per caso prima di appassionarsi e decidere di raccontarla: soprusi, vendette e violenze, purtroppo, sono l'argomento principale dei racconti di chi ha deciso contro tutto e contro tutti di continuare a rimanere a vivere in quelle terre, e che cerca tra mille difficoltà di tramandare una lingua e una memoria in pericolo.
"Shlomo. La Terra Perduta" deve il suo titolo al saluto tipico degli abitanti dell'area, che significa "pace" ed è la matrice comune da cui sono derivati gli equivalenti "shalom" e "salam". Un documentario dal taglio volutamente televisivo e molto ricco di storie, forse pure troppo al punto da "stordire" in alcuni momenti lo spettatore: ma è un "difetto" necessario, perché tante sono le cose da raccontare su questo popolo (quasi) dimenticato, ed era ora che qualcuno iniziasse a farlo.
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