"Ovosodo" è una delle più riuscite e divertenti commedie italiane del cinema anni '90, il film che ha rivelato il talento di Paolo Virzì (e di uno dei suoi co-sceneggiatori, Francesco Bruni, mentre l'altro - Furio Scarpelli - qualcosa prima aveva già fatto...) e di una generazione di nuovi attori, non tutti capaci però di confermare quanto mostrato in questa pellicola.
C'è riuscita sicuramente Claudia Pandolfi, la cui carriera da qui in poi (era il 1997) non ha fatto che crescere e migliorare, ci sono riusciti invece solo a tratti Edoardo Gabbriellini (come attore soprattutto in "Io sono l'amore", ma è diventato anche un regista), Marco Cocci (brillante in un paio di film di Gabriele Muccino) e Regina Orioli (brava ancora con Verdone, poi un po' sparita).
Peccato, perché in questo affresco generazionale della Livorno (ma non solo) di metà anni '90, questo gruppo di quasi ventenni è riuscito a costruire sul testo a firma Virzì-Bruni-Scarpelli un film da incorniciare, dotato di grande ritmo, un numero insolitamente alto di battute divertenti anche dopo numerose visioni (i ritratti dei pittoreschi personaggi della Livorno popolare, i dialoghi letterari in fabbrica, ...) e capace di descrivere i giovani italiani con sincerità e affetto.
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