Sono tanti i motivi per cui "Aida degli alberi" di Guido Manuli rimarrà nella storia del cinema italiano: per essere stato il primo film nel nostro paese ad avere utilizzato (in intere sequenze) l'animazione 3D, perché fu il primo film della storica casa di produzione Lanterna Magica dopo il divorzio doloroso da Enzo D'Alò e - cronaca più recente - per essere stata (dicono i realizzatori, e lo spettatore non può che sospettarlo) "saccheggiata" da James Cameron nella creazione del suo "Avatar".
Il film di Guido Manuli, costato la oggi impensabile cifra di 7 milioni di euro, è liberamente ispirato all'opera "Aida" di Giuseppe Verdi. La lotta secolare tra i regni di Arborea e Petra vede tra i protagonisti il crudele Satam, ma anche i giovani e belli Radames e Aida, dal cui contrastato amore potrebbe nascere un futuro di pace e serenità. Ma gli ostacoli sul percorso sono numerosissimi.
Inevitabile notare la differenza tra i due lavori che fecero la fortuna dello studio ("La freccia azzurra" e "La gabbianella e il gatto") e questo "Aida degli alberi", sicuramente più freddo dei due precedenti, meno capace - vuoi per la storia fantasy, vuoi per la differente guida alla regia - di entusiasmare il pubblico e rimanere nei cuori.
Interessante (e motore della polemica con Cameron) la creazione del mondo fantasioso in cui la storia si svolge, con creature blu e una natura "viva" che il mondo ha ritrovato (quasi pari pari) nel successivo "Avatar" (lo stesso Cameron pare avesse ammesso di aver visto il film di Manuli nella fase di preparazione del suo film).
Tra i doppiatori anche Peppe Servillo ed Enzo Iacchetti.
↧