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L'INNOCENZA DI CLARA - ... che attira guai

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E' un noir il nuovo film di Toni D'Angelo. La presentazione stasera al Festival di Courmayeur in anteprima per l'Italia dopo il passaggio al Festival di Montreal. L'innocenza di Clara è una storia di provincia, ambientata nel carrarese, tra i boschi alpini e enormi cave di marmo. Qui è Clara, una donna fatale bella e bionda, a sconvolgere la tranquillità del quotidiano. In lei non c'è alcuna malizia, ma è la noia di cui cade preda dopo il matrimonio a trascinarla nel "peccato" e a complicare la situazione fino alle estreme conseguenze. Forse già in lei era visibile il "germe del peccato", ma l'amore e la seria mancanza di alternative oscurano ogni giudizio. Il film potrebbe essere più interessante e piacevole se il regista non avesse scelto un'impostazione "rigorosa e glaciale" nel mostrare personaggi e vicenda. In realtà, questo "tenersi fuori" dal dramma ha il difetto di lasciar fuori anche gli spettatori. Si fa fatica a entrare nella storia che di suo decolla dopo circa un'ora con il primo evento fuori dalle righe che potrebbe far partire il dramma. Invece è tutto molto, troppo accennato, senza una precisa presentazione dei personaggi e una netta sottolineatura degli eventi e dei sentimenti. Gli interpreti sono all'altezza, con Alberto Gimignani credibile e misurato, Luca Lionello, giusto nel ruolo dell'insoddisfatto e Chiara Conti che con il suo ingenuo sorriso e un look "abito rosso e tacco 12", non fa che attirare gli uomini come il miele le mosche. Da notare la supervisione al montaggio di Silvano Agosti che per essenzialità forse rende ancor più austera la messa in scena. Questo film di Toni D'Angelo è un'occasione persa sia per la sceneggiatura poco avvincente (come non dovrebbe essere quella di un noir), sia per la scelta di mostrarla senza coinvolgimento.

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