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SOTTO18 - Mia HANSEN-LOVE: "Io e il cinema"

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Mia Hansen-Love ha 31 anni, è bionda, minuta e all'apparenza sembra una ragazza come tante. Non si direbbe mai, sinceramente, di avere di fronte una delle più acclamate giovani promesse del cinema francese, con un passato da attrice e da critica dei Cahiers du Cinema, tre film da regista tutti presenti (e premiati) a festival prestigiosi come Cannes e Locarno, una relazione importante - con figlia piccola - con il collega Olivier Assayas. Eppure... Figlia di due filosofi, ha trovato in sé giovanissima la passione per il cinema. "Ho iniziato recitando, è stata un'esperienza determinante", confessa. "Non conoscevo il mondo del cinema, avevo solo 17 anni: mi consideravo cinefila, ma è stata l'esperienza del palco, della recitazione a farmi capire quanto amavo questo mondo. E' stato tutto molto veloce da allora: il potere magico della "finzione" mi ha conquistato, è forse paradossale ma interpretare qualcun'altro, raccontare una storia non vera credo sia il modo migliore per conoscersi di più, per dare un senso alle nostre vite, per arrivare alla verità. Sono un personaggio, non sono "io", e l'ho trovato da subito molto liberatorio, quasi una specie di droga, un contatto con un'altra dimensione che mi dà l'impressione di poter arrivare a qualcosa di più profondo che riguarda me". Da attrice a regista in pochi anni, con un passaggio importante da critica dei Cahiers. "Scrivere è stata un'esperienza molto difficile. Lo è stata e lo è tuttora. Non credo abbia influito molto sul mio cinema, ma è stato molto d'aiuto per spingermi a "rileggere" il mio lavoro. La mia visione del mondo è sempre quella, ma sono molto più esigente, e il mio sguardo critico verso me stessa è cresciuto. Mi ha aiutato a essere più precisa, e più concisa: il modo in cui oggi mi approccio al lavoro e in cui sono critica nei miei confronti viene dallo sguardo "da fuori" che ho imparato a cercare e accettare ai tempi del mio lavoro da critica". L'invito del Sottodiciotto è stato "una fortuna, anche se l'idea di avere un omaggio dedicato al mio lavoro mi ha fatto inizialmente sorridere. Sono giovane, ho 31 anni e ho fatto solo tre film, ma essere qui in Italia - un paese che amo molto - per questa retrospettiva è una fortuna perché mi permette di presentare il mio lavoro per intero, i miei primi tre film li considero molto legati tra loro e questa possibilità è un'occasione enorme". Protagonista femminile del suo secondo film, "Il padre dei miei figli", è l'italiana Chiara Caselli. "Era fondamentale per il film che quel personaggio non fosse francese, ma non era scritto che dovesse essere italiano. I suoi film li ho visti solo dopo, l'ho scelta per il suo viso e la sua presenza (di solito faccio così, non faccio veri e propri provini). Mi ha colpito molto la sua malinconia, e lavorare con lei è stata un'esperienza molto bella anche perché lei poi parla francese molto bene. La presenza dei bambini è molto importante nel film e lei è stata magnifica nel suo rapporto con loro, ha capito subito cosa serviva al ruolo. E' stata molto disponibile". Mia Hansen-Love è forse il nome più noto di un gruppo numeroso di giovani registe francesi (Valerie Donzelli, Delphine Gleize, Delphine e Muriel Coulin, Sophie Letourneur...). "Ce ne sono molte, è vero, e ho molta ammirazione per loro. I nostri stili sono molto diversi, però, e per questo non sono d'accordo con chi in Francia ha parlato di "nouvelle nouvelle vague": i registi della nouvelle vague avevano una visione comune, tra noi invece ci sono affinità umane ma non nel modo di affrontare i film". Per finire, il futuro. "Sto progettando un film molto difficile, molto costoso, ambientato nel mondo della musica elettronica, seguendo la vita notturna di un dj e della cosidetta "generazione house". Sarà un lavoro molto musicale, molto caro, molto lungo, che doveva essere prima spalmato su due pellicole, poi è diventato un film solo ma inevitabilmente dilatato raccontando una storia che dura oltre vent'anni".

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