Alcione, Astoria, Astra, Ambasciatori, Cavour, Corallo, Diana, Excelsior, Mediolanum, Metropol, Pasquirolo. Nomi che oggi hanno perso significato ma che qualche decennio fa erano ambitissime sale cinematografiche del centro di Milano. Tempi in cui cerano cinema di prima, seconda e terza visione dove il prezzo del biglietto variava sensibilmente. Corso Vittorio Emanuele era la via dei cinema arredati con eleganza e lusso, frequentarli era uno status symbol e cera chi era disposto a investire gran parte dello stipendio per un pomeriggio al cinema con la famiglia. Le seconde visioni erano concentrate nella zona di via Piave e Porta Venezia, i cinema di periferia erano di terza visione. Per scegliere un film si consultavano i quotidiani che dedicavano unintera pagina alla programmazione, elencando i cinema in ordine alfabetico. I nomi inizianti con la A erano i più ambiti per battezzare le sale.
Più tardi sono comparsi i cinema dessai e i cineclub, il più famoso dei quali era lObraz Cinestudio, fondato da Enrico Livraghi in largo La Foppa che proponeva cinema dautore e militante. Poi sono arrivati i videoregistratori, le videocassette, i dvd e la concorrenza del cinema in televisione. Dalle 140 sale a metà anni 70 si è passati alle neanche 20 di oggi e alle multisale. Gli unici due cinema che sopravvivono sono il Mexico di Antonio Sancassani che da più di trentanni accanto al cinema dautore propone il Rocky Horror Picture Show e il cinema Anteo. Il documentario di Claudio Casazza racconta una Milano che non cè più, alcune saracinesche si sono abbassate inesorabilmente, altre hanno riaperto come negozi di moda o ristoranti.
Testimonianze di Morando Morandini, Gabriele Porro, Maurizio Nichetti, Enrico Livraghi, Paolo Mereghetti, Lella Costa, Lionello Cerri e Antonio Sancassani.
Negli anni Sessanta e Settanta il cinema era anche frequentato dalle coppiette, lunica a ricordarlo con orgoglio è Lella Costa, in casa sua la tradizione continua con la figlia adolescente!
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