"Avevo 24 anni nel 1991 quando vidi lo sbarco di quella nave", spiega Daniele Vicari al pubblico torinese parlando di come è nato "La Nave Dolce", documentario presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, incentrato sull'arrivo in Italia della nave Vlora con a bordo circa 20.000 albanesi in fuga dal regime.
"Ricordavo solo lo sbarco, quella nave stracolma di gente: parlandone coi miei amici, con cui ero impegnato nel sociale, pensavamo che su quella nave ci fossero i nostri coetanei, europei dell'est, che con noi condividevano il passaggio a un nuovo momento storico dopo il crollo del muro di Berlino. Ciascuno lo viveva però dalla propria prospettiva socioculturale: per certi versi il mio è quindi un film generazionale, nei loro volti ancora oggi ritrovo lo sconvolgimento che tutti vedevamo intorno a noi. La nostra generazione vedeva cambiare il mondo a una velocità prima assolutamente impensabile".
"Per questo - ha proseguito il regista - quando ho deciso cosa raccontare di questo tema ho pensato proprio a quella nave, su cui era un intero popolo che decide di trasferirsi da un'altra parte. La parabola pazzesca della nave mi è parsa significativa di ciò che tutti abbiamo vissuto e secondo me stiamo ancora digerendo. Le prime cifre parlavano di 10.000 persone, forse invece erano più di 20.000: già la quantita si imponeva all'attenzione di tutti. Gli operatori presenti, travolti dal gigantismo del fenomeno, fecero le prime riprese facendo dei totaloni con la nave e la folla. Passando le ore e i giorni iniziarono a stringere il campo, puntando l'obiettivo sulle persone: questo sviluppo drammaturgico è quello che ho scelto per il mio lavoro".
"Credo sia possibile, per chi fa il narratore, raccontare anche le cose più complesse in una maniera coinvolgente e non banale senza nascondersi dietro un linguaggio astruso che a volte respinge anche gli addetti ai lavori. I miei documentari hanno come caratteristica la narrazione, non sono contemplativi. La Nave Dolce è classico, in cinque atti come la tragedia greca".
"La storia è stata un lungo cammino, con passi indietro anche enormi, verso la conquista dei diritti civili: in Italia, in un momento, un paese democartico nel giro di poco tempo cambia natura. Pochi mesi prima i nostri aerei andarono a bombardare l'Iraq, ad agosto viene chiamato l'esercito a gestire l'ordine pubblico per gli albanesi a Bari. Poco tempo dopo nasce la Lega Nord, con parola d'ordine "No all'albanese". Sto un po' semplificando, ma le cose stanno così, si possono mettere in fila. Senza contare che nel giro di pochi mesi ancora quegli uomini che erano al governo nell'agosto 1991 vengono travolti da Tangentopoli".
All'incontro era presente anche la produttrice, Francesca Cima: "In Italia in questo momento abbiamo bisogno di varietà, da tutti i punti di vista. E' importante che si possano fare film di ogni genere. Non è facile farne come questo, ma sono ottimista perché sento che il pubblico in qualche modo ne ha voglia: dipende anche da voi. Io sono qui per raccogliere in modo solidaristico la vostra presenza, per proseguire il nostro lavoro cercando di fare film belli e riusciti".
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