E' uno dei film simbolo della commedia all'italiana del dopoguerra (siamo nel 1961), vero caposaldo di quella comicità amara di cui per decenni siamo stati maestri: "Una vita difficile" di Dino Risi racconta l'Italia dalla resistenza partigiana a circa vent'anni dopo, quando la "restaurazione" è avvenuta e tutto pare essere rimasto (quasi) come prima.
Conosciutisi mentre lui, Silvio Magnozzi, giornalista partigiano, era in fuga dai tedeschi, l'uomo e la bella Elena (che lo salva dall'esecuzione uccidendo un soldato tedesco col ferro da stiro) attraversano un'epoca di grandi cambiamenti e di grandi difficoltà della storia patria.
Dalla fine del conflitto mondiale alla caduta della monarchia, dalle prime elezioni libere al "boom" degli anni '50: sfidando le convenzioni sociali, Silvio ed Elena vivono insieme da marito e moglie pur non essendo sposati e insieme - anche se i tira e molla sono infiniti - cercano di superare le tante difficoltà di un paese in ginocchio.
La moralità di Magnozzi, che si è formato scrivendo per un quotidiano operaio, fatica a risultare accettabile agli occhi di tutti di fronte alle tentazioni del denaro. Quando egli pone i suoi princìpi davanti al soldo facile si troverà tutti contro, anche chi è sempre rimasto al suo fianco.
Testardo e testone, il giornalista rischierà sempre di suo in prima persona, ma non sempre consapevolmente (a tratti sembra un po' vittima degli eventi, quasi incredulo di fronte ai nuovi scenari del dopoguerra italiano). Tra salite e crolli, carcere e redenzioni, addii e ritrovamenti con la sua donna, Magnozzi dovrà forse a un certo punto adeguarsi alle circostanze. Ma non sarà semplice.
Alberto Sordi regala qui una delle sue interpretazioni più convincenti, ben affiancato da una Lea Massari bravissima a passare dalla "contadinotta" dell'inizio alla "signora" degli anni buoni (un'attrice, la Massari, troppo facilmente dimenticata negli ultimi anni).
Impossibile segnalare questa o quella scena di culto, ma forse la più riuscita convincente e memorabile resta la cena a casa dei nobili durante lo spoglio elettorale del referendum sulla repubblica.
Una sorta di "padre" de "La meglio gioventù", un film di culto da vedere e rivedere.
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