Da una panoramica dall'alto di Napoli, la macchina da presa cala a volo d'uccello verso il basso, sorvola i quartieri della città, fino ad agganciare una carrozza dorata trainata da due cavalli bianchi, il tutto sulle note di una musica che sembra essere uscita da una black comedy di Tim Burton.
Dalla carrozza scendono due giovani sposi che, fatte volare delle colombe bianche, fanno il loro ingresso trionfale in una grande villa. Un degno inizio da fiaba, se non si trattasse di pura realtà.
Si apre così "Reality", nuova fatica cinematografica di Matteo Garrone, che dopo aver ottenuto il "Grand Prix du Jury" allo scorso Festival di Cannes e aver circuitato in festival di mezzo mondo, si appresta ad uscire nelle sale italiane il 28 settembre.
Luciano ha una piccola pescheria in una frequentata piazzetta napoletana, e quando stacca dal proprio lavoro cerca di arrotondare aiutando la moglie a portare avanti delle truffe con dei robot da cucina. E' simpatico, spigliato, e non gli mancherebbe proprio niente per diventare un "personaggio televisivo". Un giorno ha l'opportunità di fare un provino per la nuova edizione del "Grande Fratello" e agli autori non sembra dispiacere affatto. Non resta che attendere la chiamata e, come gli ripete Enzo, ex concorrente divenuto una temporanea celebrità, "non abbandonare mai i propri sogni".
Dopo aver raccontato in "Gomorra" gli orrori di una Napoli fredda e spietata, Garrone cambia registro e sposta la sua attenzione su quella parte di società divenuta schiava del tubo catodico, dei suoi modelli, dei suoi falsi miti.
I toni leggeri della commedia si mescolano così al dramma, per mettere in scena la spettacolarizzazione del nulla, una realtà kitsch fatta di lustrini e paillettes, dietro alla quale si nasconde una vita modesta, non certo da copertina.
Garrone si conferma ancora una volta un perfezionista dell'immagine, e la formazione pittorica viene fuori in messe in quadro degne di vecchi tableau vivant e in lunghi piani sequenza montati tra loro quasi fossero delle passate di pennello.
La m.d.p. bracca i personaggi fino ad incollarsi ai volti, e gli basta spostarsi solo di qualche metro per creare tensione o ilarità, senza richiedere l'ausilio di un'inutile parola in più.
Magnificamente interpretato dal "debuttante" Aniello Arena, "Reality" si dimostra così un viaggio nella mente distorta dell'uomo, di chi arriva ad abbandonare tutto per seguire una realtà evanscente ed è destinato per sempre all'infelicità.
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