Il Torino Film Festival attribuirà quest'anno, oltre a quello già annunciato a Ken Loach, un secondo Gran Premio Torino: a Ettore Scola, maestro dell'affresco culturale e sociale italiano.
Nato a Trevico, in provincia di Avellino, nel 1931, Scola dimostra la sua carica ironica fin da quando è studente di giurisprudenza a Roma, collaborando al giornale satirico Marc'Aurelio, scrivendo testi per varietà radiofonici e televisivi e lavorando come sceneggiatore di commedie all'italiana, spesso in coppia con Ruggero Maccari. Esordisce nella regia nel 1964 con il film a episodi "Se permettete parliamo di donne", e si afferma tra i pilastri della commedia all'italiana con "La congiuntura", "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?", "Dramma della Gelosia", "Il Commissario Pepe", "La più bella serata della mia vita", nei quali la carica comica volge sempre di più alla satira sociale.
Dopo l'anomalo "Trevico-Torino", viaggio nel Fiat-Nam, dramma militante sull'emigrazione, nel 1974 Scola realizza "C'eravamo tanto amati", affresco comico e amarissimo degli ultimi trent'anni di storia italiana, che vince tre nastri d'argento e molti premi internazionali. Da allora, Scola ha continuato ad attraversare e raccontare il nostro paese, i suoi "mostri", le sue illusioni e i suoi insanabili difetti con storie corali come "Brutti, sporchi e cattivi" (1976), "La terrazza" (1980), "Ballando ballando" (1983), "La famiglia" (1987), "La cena" (1998) e con ritratti più intimi come "Una giornata particolare" (1977), "Splendor" (1989), "Romanzo di un giovane povero" (1995), "Concorrenza sleale" (2001).
Ettore Scola sarà a Torino per ricevere il premio.
↧