Molto interessante questo "Playback" del ventottenne regista giapponese Sho Miyake. Un bel bianco e nero che ci regala una fluida espressività dei corpi e dei volti di tutti i protagonisti.
Dirige bene i suoi attori, Miyake, e li inquadra con attenzione ed empatia, quasi a volersi inserire nei loro pensieri. Ma forse proprio questo è ciò che accade: un attore in fase di crisi sogna (si immagina? si rappresenta? ipotizza?) una giornata che lo porta insensibile verso la sua possibile morte (di una malattia che non conosciamo ma che probabilmente rappresenta solo l'ombra della fine artistica che teme prossima), e quando si trova a vivere veramente la stessa -sostanzialmente identica - giornata le dà il giusto valore accogliendo con gioia - quasi incredula - l'inconsistenza del suo timore.
L'attore ritrova alcuni amici del passato, rivive gli entusiasmi degli anni del liceo, non muore e, come per magia, ritrova se stesso anche sul lavoro.
Un sapiente uso delle inquadrature, del montaggio e della musica, fuga il rischio - incombente - della noia dovuta alla ripetizione. E poi la divertente "coazione a ripetere" la propria morte del protagonista merita l'attesa del finale.
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