Definire commedia un film con un protagonista evidentemente instabile - seppure di professione comico, morti ammazzati, piromania, deliri vari e patti con il diavolo può sembrare azzardato, ma altrimenti non si potrebbe inquadrare "Ape" di Joel Potrykus.
Protagonista è Trevor Newandyke (Joshua Burge), un personaggio con molti problemi, i più evidenti dei quali sono proprio la pericolosa passione per il fuoco e lo stress di dover per forza trovare ogni giorno qualcosa di divertente da dire sul palco.
Il suo già instabile equilibrio è sull'orlo del crollo definitivo, e basta poco (la tv via cavo staccata per mancato pagamento, ad esempio...) per farlo esplodere. Tra "L'ultima battuta" (film del 1988 con Tom Hanks e Sally Field comici da palcoscenico) e "Un giorno di ordinaria follia" con Michael Douglas, "Ape" segue il suo protagonista fino in fondo, fino all'insolito e spiazzante finale.
Ricco di idee e di trovate (c'è davvero di tutto: risate violenza follia diavolo...), il film deve il suo titolo a un misterioso uomo vestito da gorilla che Trevor inizia a vedere in giro...
Bassissimo budget per il primo lungometraggio di Potrykus, autore precedentemente del corto "Coyote" che aveva sempre Burge tra i protagonisti, ma la resa della fotografia è convincente e la limitezza delle location non ricade sull'esito finale.
Burge regala al film un'interpretazione straordinaria, convincente e disturbante (oltre che sinistramente divertente!): l'attore fa sue le battute del copione e si trasforma in uno "stand up comedian" sui generis e dalle tendenze pericolose.
Se "Ape" (come in effetti è) è un film da segnarsi come esperimento tra i più esperimenti in gran parte il merito è del suo attore principale e dello stretto legame che lo unisce al suo regista.
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