Moulaye è arrivato in Italia da turista, senza barconi o container di tir; in aereo via Parigi. Partito dalla sua Dakar con l'amore per l'arte italiana si è ritrovato a dover vivere nel nostro paese, facendo mille mestieri, sempre legali, sempre dignitosi. Poi ha scoperto il vetro di Murano; i vasi, le sculture, i gioielli e le perle che nel suo paese hanno un importante significato. E ha deciso di imparare a fabbricarle, lì sul posto, in uno degli ambienti più chiusi immaginabili. Isola e fabbrica di materiali esclusivi, quanto di peggio per sperare di entrare a far parte del circolo.
Ma Moulaye c'è riuscito e Franco Basaglia racconta la sua avventura in Venezia, tra venditori abusivi, musulmani in preghiera, osterie di laguna e maestri vetrai di grande nome ed esperienza.
Anche se il racconto non può non sfiorare la retorica sull'immigrazione in Italia, il protagonista ha in serbo una sorpresa che però il regista non valorizza a dovere, costruendo la giusta "suspance". Tutto il lavoro a Venezia, la bottega artigiana, gli amici e la nuova famiglia sono la preparazione per un ritorno in Senegal dove Moulaye apre una scuola di formazionie per la realizzazione di perle di vetro. Un ritorno che è una speranza, per lui, per l'Africa e anche per noi, per una volta capaci di insegnare qualcosa di utile a chi veramente vuole imparare e ne ha bisogno.
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