10,100,1000 casi Alitalia. Ci sarebbe da farne tanti, oggi in Italia, di documentari sulle crisi aziendali, sulle industrie che chiudono, sui lavoratori senza lavoro, sui politici senza morale, sugli squali a capo delle imprese. "Tutti giù per aria, L'aereo di carta" è uno di questi, e racconta proprio il caso Alitalia, la mancata cessione ad Air France e la svedita, a carico del contribuente, della compagnia di bandiera a un gruppo di imprenditori italiani con le forbici in mano. Zac, zac via di qua, taglia di là, questo non serve, questi mandiamoli a casa e così via. Manager italian style che hanno costruito la propria fama sui licenziamenti e non, come logica vorrebbe, sulle assunzioni.
Il documentario è un diario un di quei mesi di lotta e di paura, durante i quali si cercava di salvare una compagnia con un solo bilancio in attivo negli ultimi 20 anni, durante i quali però, c'è da notare, raramente si erano alzate proteste da parte dei dipendenti. In realtà purtroppo, anche durante la cessione del 2008, non erano in molti a manifestare, e il film ci mostra quelli più duri, un migliaio di lavoratori sempre presenti ai presìdi e ai cortei. In parallelo Francesco Cordio ha voluto aggiungere la storia ricostruita di un assistente di volo, una giornata tipo che si conclude con il licenziamento e l'inutile vagare per un aeroporto che non è più il suo luogo di lavoro. Un'umanizzazione della storia che cerca di legare le molte ore girate durante le proteste dagli stessi dipendenti Alitalia in lotta.
"Tutti giù per aria, l'Aereo di Carta" arriva nelle sale grazie a Distribuzione Indipendente e al circuito Microcinema, e nell'insieme, malgrado l'argomento in Italia non passi mai di moda, appare come sbiadito, facendo molta fatica a far cadere, anche davanti alle difficoltà oggettive e ai licenziamenti, quei pregiudizi su una categoria che in molti continuano a considerare di privilegiati.
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