"Gli esperti sono i nuovi oracoli, si rivolgono a noi con l'indiscussa autorità di un computer e noi ci inchiniamo dinnanzi a loro. Sono il dono che Dio ha fatto ai falsari."
Così Orson Welles catalogava i critici d'arte nel celebre "F come Falso", documentario del '73 in cui si divertiva a giocare sui concetti di realtà e finzione.
Le stesse parole possono aiutare a leggere al meglio la storia raccontata da Giovanni Donfrancesco nel suo "Modigliani's Genuine Fake Heads - Le vere false teste di Modigliani", in concorso alla XXX edizione del Bellaria Film Festival nella sezione "Casa Rossa".
Nel 1984 a Livorno comincia a circolare una notizia che ha del fantastico: il grande Amedeo Modigliani avrebbe scolpito una serie di "teste" per poi lanciarle nottetempo fra i canali della città. Una voce diventata a stretto giro mito, leggenda, per poi farsi inaspettata realtà in seguito al ritrovamento di due esemplari, riconosciuti dagli esperti del settore come "Modigliani DOC".
Tutto normale, se non si fosse trattato di uno dei più grandi scherzi di tutti i tempi.
Con l'ausilio dei tre "ragazzacci" che ricrearono uno dei due falsi "Modì", oggi adulti ma mossi dalla stessa ironia di sempre, Donfrancesco riapre i cassetti della memoria, per raccontare in modo leggero e divertente, e al tempo stesso molto dettagliato, un episodio che riuscì a fare il giro del mondo e costrinse molti "professionisti" a tornare con i piedi per terra.
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