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SANDRINE NELLA PIOGGIA - Mantova e una donna misteriosa

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“A volte non capiamo perché una persona ci attrae in maniera così forte. Sandrine rappresenta l’incognita di ogni incontro importante della nostra vita”. E il regista Tonino Zangardi, (Prendimi e portami via, Ma l'amore... sì) ha scelto l’attrice francese Sara Forestier, 26 anni, per interpretare la contorta e misteriosa ragazza in "Sandrine nella pioggia", il lungometraggio del 2008 prodotto da Pier Luigi Corvi Mora, un imprenditore di Piacenza, dallo stesso regista e da Gianluca Curti per Minerva Pictures. Girata in doppia versione, italiana e inglese, la pellicola, come molti altri lavori indipendenti, ha impiegato qualche anno prima di approdare sul grande schermo. Ma questa volta la distribuzione si affida ad una strategia alternativa che nelle intenzioni del regista dovrebbe rivelarsi efficace. Dal 20 aprile inizierà infatti un tour di presentazione del film nelle sale del circuito indipendente per garantire la massima visibilità all’ultima fatica del regista romano e ritardare il più possibile il triste, seppur inevitabile, dirottamento in dvd. Intanto come regista, Zangardi si serve di quello che è forse il genere cinematografico mitico per eccellenza, il noir, per imbastire una storia d'amore ossessivamente passionale e distruttivo tra Leonardo, interpretato da Adriano Giannini, un poliziotto spezzato dai sensi di colpa per aver ucciso accidentalmente una giovane donna durante una sparatoria, e Sandrine, una ragazza estremamente affascinante ma che sembra nascondere un segreto, il senso di tutta la sua vita. Sullo sfondo di una Mantova spenta e piovosa, che ben si presta all’atmosfera perennemente a tinte oscure della trama, si scontrano i destini già segnati dalla solitudine e dalle angosce personali dei due protagonisti, in un film non troppo originale ma tecnicamente ben girato e con un cast di qualità composto da attori come Goya Toledo, Luca Lionello, Monica Guerritore, Alessandro Haber, Elsa Mollien, Gaetano Carotenuto, Marco Zangardi e Lucia Loffredo. La sensazione che lascia è in sostanza quella di voler rilanciare un genere che in Italia è ancora bistrattato e tenuto in scarsa considerazione ma troppo spesso infarcito di sentimentalismo e di storie poco credibili.

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