Il film è la coscienza del paese, ribadisce ancora un volta Vicari in conferenza stampa di presentazione del film alla stampa italiana dopo la partecipazione alla 62a edizione del Festival di Berlino e il premio del pubblico nella sezione Panorama. Non è un cinema civile o politico. Qui non ci sono teorie ma fatti accertati da carte processuali e sentenze che pongono una domanda: quanto siamo in un paese democratico se alla Diaz e a Bolzaneto si sono verificati episodi di grave violenza e di inaccettabile violazione dei diritti umani?.
Un film per non dimenticare il G8 di Genova. Spero lo vedano i giovani, aggiunge Domenico Procacci. Il fondatore della casa di produzione Fandango è nuovamente al centro delle polemiche per unintervista rilasciata il 12 aprile ad un quotidiano nazionale, dove con un laconico né con la polizia, né con Agnoletto taglia corto sulle affermazioni di Vittorio Agnoletto che ha definito "Diaz" un film furbo e senza coraggio.
Di parere contrario è leuroparlamentare del Pd, Sergio Cofferati. Il film di Vicari rappresenta un grande atto di coraggio e verità, nonché unimportante occasione per ricordare una delle pagine più buie della storia repubblicana recente e continuare a lottare per ottenere verità e giustizia.
Ed è lo stesso Cofferati ad annunciare, per il prossimo 15 maggio, una proiezione speciale della pellicola presso le strutture del Parlamento Europeo, alla presenza del regista.
In attesa del verdetto decisivo della Cassazione, previsto per giugno, su chi sono i veri responsabili del massacro alla scuola Diaz nei giorni del G8 2001, adesso tocca al pubblico italiano dire la sua su un film un po appesantito da una sovraesposizione mediatica che rischia di distogliere lattenzione dal focus del lavoro di Vicari: quel sangue senza giustizia.
La recensione di cinemaitaliano
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