Pier Paolo Pasolini, il Pà cantato da Francesco De Gregori e da Lucio Dalla, avrebbe compiuto oggi novantanni: il poeta civile bolognese, cresciuto a Casarsa, nel paese della mamma Susanna, laureatosi in letteratura con una tesi sulla poetica di Pascoli, vissuto e morto nella sua Mamma Roma.
E sua, infatti, la Roma, aulica e periferica delle baraccopoli e delle borgate dei ragazzi di vita che al cinema hanno il volto, consumato e sgraziato, dellAccattone Franco Citti, del Balilla Mario Cipriani, del riccetto Ninetto Davoli e di Ettore, figlio burino di Mamma Roma. E suo il ritratto cinematografico della Roma di Ponte Mammolo, di Pietralata, di Tor Pignattara, di Donna Olimpia, narrata senza pedinamenti e senza fantasie circensi, ma resa poetica dalla musica di Bach e dalla purezza dei suoi personaggi.
E suo il ritratto umano e rivoluzionario di un povero Cristo, che muore sulla croce come il ladro Stracci nellepisodio "La Ricotta" in Ro.Go.Pa.G.. Sono sue le anticipazioni sulla fine dellideologia, morta come il corvo intellettuale mangiato e cucinato dagli analfabeti Totò e Ninetto Innocenti in "Uccellacci e uccellini".
Sono sue le trasposizioni cinematografiche delle tragedie greche Medea ed Edipo Re, attualizzate per la loro vis umana, sono sue le immagini di unAfrica materna ed incontaminata, colorata e pura.
E sua la denuncia contro la società dei consumi che spietatamente uccide e fagocita le anime come i gerarchi fascisti della Repubblica di Salò.
Sono sue, infine, le poesie in dialetto friulano, gli scritti corsari, lode scritta dopo gli scontri a Valle Giulia, dove Pasolini si schiera con i poliziotti e inveisce contro i figli di papà, le interviste con Enzo Biagi sul ruolo della televisione, i romanzi Una vita violenta e Ragazzi di vita, ambientati nella sua Mamma Roma.
Anche il Comune di Bologna gli ha reso omaggio con lintitolazione del Cortile del Cinema Lumière. "Bella e dolce Bologna!" diceva Pasolini.
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