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POSTI IN PIEDI IN PARADISO - La commedia di una tragedia

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“Sono sempre di più, e sono sempre più poveri. I padri separati rappresentano la nuova classe di emarginati che si affaccia nelle nostre città, ora più che mai in questi tempi di crisi. Arrivano a perdere davvero tutto”. Con queste parole Carlo Verdone squarcia il velo su una realtà difficile e dolorosa che c’è ma che tutti tacciono. Nel 90% dei casi si tratta di padri buttati fuori di casa, molti sul lastrico, che si riducono a vivere in macchina o nel negozio dove lavorano. Alcuni tornano addirittura a vivere dai genitori. Ma non è il caso dei tre protagonisti del nuovo film del regista romano, "Posti in Piedi in Paradiso" targato Filmauro, dove Ulisse, lo stesso Verdone, ex discografico di successo, che cerca di sbarcare il lunario grazie a un negozio di vecchi dischi in vinile, Fulvio, Pierfrancesco Favino, critico cinematografico retrocesso al gossip, e Domenico, Marco Giallini, prima imprenditore e poi gigolò immobiliarista con il vizio del gioco, si ritrovano, per necessità, ad affittare un appartamento insieme. Così il regista romano riesce, nel suo inimitabile stile, a confezionare intorno al nuovo assetto economico-sociale imposto dalla crisi una commedia tragicomica, capace di raccontare la convivenza forzata di tre uomini alle prese con il divorzio, senza tuttavia rinunciare a qualche stereotipo. Il tutto messo in scena con il ritmo, a volte faticoso, della tipica commedia “verdoniana” dove gag , alcune scenette davvero esilaranti, come quella del tentato furto, ed equivoci tutti al maschile, si spengono lentamente in un finale malinconico ma rassicurante che, nelle intenzioni del regista, vuole delegare alle nuove generazioni il compito di cambiare il futuro. “Sono convinto che l’ironia sia un mezzo molto efficace per trattare questioni importanti senza sfociare nella farsa”, ha dichiarato il regista. “Insieme a Pasquale Plastino e Maruska Albertazzi ho cercato di circoscrivere alla convivenza le parti più comiche della storia per sottolineare il più possibile le miserie umane dei tre protagonisti”, ha aggiunto Verdone. E dopo una breve polemica contro sentenze troppo severe nei confronti dei padri separati e contro l’atteggiamento delle istituzioni, il regista romano spiega l’importanza della presenza di Gloria, una cardiologa interpretata da Micaela Ramazzotti. “Il personaggio femminile, anche se un po’ svampito e con poco talento riesce con la sua saggezza a riportare equilibrio tra Ulisse e sua figlia. Se non fosse stato così avremmo avuto la storia di tre vitelloni e non di tre separati” Con un cast ben assortito, Favino nel suo personaggio sembra a suo agio più del solito mentre Verdone sceglie di non interpretare la parte principale, quello che sembra non funzionare nel film è il montaggio. E’ lo stesso regista comunque che in conferenza stampa giustifica gli evidenti errori di post produzione. “Alla fine ci siamo trovati con un film troppo lungo e in fase di montaggio abbiamo dovuto fare qualche taglio”. Ma al di là dei problemi tecnici, saper coniugare la leggerezza di una commedia con l’approfondimento sociale continua a rappresentare per Verdone in oltre trent’anni di carriera, una prova, qualche volta non superata, di equilibrismo imperdibile.

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