"Henry" di Alessandro Piva, anche grazie ad un cast variegato e proveniente dalle esperienze di teatro e della fiction, ha ricevuto il Premio del Pubblico al 28° Torino Film Festival, ora arriva nei cinema.
Tratto dallomonimo romanzo di Giovanni Mastrangelo, ispirato ad un fattaccio di cronaca accaduto al Commissariato di Trastevere, "Henry" è una storia di droga, di amore, di solidarietà, di malavita, di tossici, di poveri cristi, di immigrati, di poliziotti onesti e di poliziotti corrotti ambientati nel cuore della Capitale, dove il film è stato interamente girato.
Ma la Roma pasoliniana, violenta sì, ma aulica, è solo un ricordo scenografico nel film di Piva, dove la scelta di luoghi, come Tor Pignattara e i barconi sul fiume Tevere, sono funzionali al racconto filmico per accentuarne la multiculturalità: la tensione e lintegrazione sociale.
Il cuore dellazione, questa volta, è invece la Roma del Centro, che, i toni caravaggeschi della fotografia, rendono ancora più attuale e realistica nellimmortalare e descrivere il suo lato violento e criminale. E la Roma del fiume, di Villa Borghese, del Muro Torto con il suo flusso indistinto di uomini e mezzi, dove si fanno impicci, si muore, si spaccia eroina tagliata male, dove i poliziotti corrotti sniffano cocaina sequestrata e quelli onesti rischiano la vita.
Lintento del regista, presente alla conferenza stampa di presentazione, è mostrare la periferia dellanima e portarla al centro di Roma, superando il sillogismo emarginazione uguale droga dunque periferia.
Unosmosi letteraria e cinematografica ha poi caratterizzato la scrittura del romanzo di Mastrangelo, fortemente influenzato delle prime opere sulla mala barese di Piva, che, incuriosito e suggestionato a sua volta, dalla lettura dellopera, ha scelto Roma come set nonostante le molte difficoltà di girarci un film.
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