Riportiamo una nota del presidente dell'Istituto della Reale Casa di Savoia, Alberto Casirati, sulla messa in onda su Raiuno il 12 e 13 febbraio 2012 della fiction "Il Generale dei Briganti", che racconta la storia di Carmine Crocco.
E stata divulgata la notizia della prossima messa in onda, da parte del servizio pubblico RAI, di una fiction dedicata, con chiara matrice apologetica, a Carmine Crocco, brigante del periodo risorgimentale.
Ancora una volta, si dà fiato a quello che lo storico siciliano Giuseppe Casarrubea ha definito falso meri-dionalismo, visione vecchia e vittimistica.
Per amor di Patria e di verità storica, ricordiamo che il Crocco era famoso per i suoi voltafaccia: dapprima volontario garibaldino, passò a sostenere (almeno a parole) i Borbone, per poi rivelarsi appieno uccidendo e violentando anche la sua stessa gente per mero interesse personale.
Ricordiamo anche che il brigantaggio meridionale non nacque come reazione alla conquista piemontese, bensì almeno due secoli prima e che venne combattuto aspramente sia da Murat sia dagli stessi Borbone i quali, incapaci di farvi fronte, ricorsero anche a militari stranieri, come il Generale britannico Richard Church. Addirittura, Re Ferdinando I nell'aprile 1816 emanò un decreto per lo sterminio dei briganti che infestavano Calabria, Molise, Basilicata e Capitanata, conferendo speciali poteri ai vertici dell'esercito
Si tratta di fatti storici documentati e ben conosciuti.
Riteniamo dunque grave che il servizio pubblico promuova un tale programma, intriso di falsità storiche, oltretutto inquadrandolo nelle celebrazioni per i 150 anni della proclamazione del Regno dItalia, passo fon-damentale per la realizzazione del sogno plurisecolare dellunità italiana, realizzata anche con il generoso sa-crificio di tantissimi patrioti meridionali, che ben conoscevano la realtà del sud sotto i Borbone.
Concludiamo lasciando ancora una volta la parola a Giuseppe Casarrubea, che ricorda come nel periodo ri-sorgimentale finalmente arrivò lopportunità di liberarsi dalloppressione borbonica, fondata su una convi-venza civile fatta di spie, sgherri e bande armate al servizio dei feudatari (ancora nel 1946 se ne contavano nella sola Sicilia ben 37), si accese una speranza nelle nuove generazioni, e in quella borghesia illuminata che più di tutti capiva la necessità e lurgenza del cambiamento.
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