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BENVENUTI IN ITALIA, 5 storie dell'Italia di oggi

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"Benvenuti in Italia" è una scatola cinese: di racconto in memoria, di ricordo in testimonianza. Cinque cortometraggi che dipingono in sonoro le forme di storie migranti. Nel giorno che celebra la memoria come azione civile e politica ci si è dimenticati delle pagine di cronaca che trattano di migrazioni recidendo spesso ogni possibilità per il buon senso. E il 27 gennaio al Piccolo Apollo di Roma il buon senso aveva il sapore di un ritrovarsi. Di un riconoscersi. La piccola sala stentava ad accogliere il pubblico numeroso, ma nessuno ha disdegnato l'accomodarsi a gambe incrociate sul pavimento umido tra sorrisi e attenzione dedicata. Si è trattato di un mettersi in ascolto delle voci narranti, della musica, quasi in cerchio come se si stesse mettendo in scena la rappresentazione di una ritrovata comunità degli intenti, scavalcando una insignificante contrapposizione che l'espressione - 'Italiani e stranieri' - implica, concentrandosi sulla congiunzione 'e'. I cortometraggi narrano storie di migrazione in Italia, dietro le telecamere giovani che conoscono il linguaggio di chi si sta raccontando, il senso della parola migrare come passo tragico e lento, emozionante, a volte ironico come può esserlo il dolore che non si esprime. Come nella storia di Margherita Bambara al centro del corto di Hamed Dera, rifugiato ivoriano. Margherita, anche lei costretta a lasciare il suo paese, è proprietaria di una piccola pensione, Chez Margherita, che è diventata nel giro di pochi anni punto di riferimento per la comunità burkinabè a Napoli, prima della sua imminente chiusura per i troppi debiti accumulati. Zakaria Mohamed Ali, fuggito da Mogadiscio dopo l’omicidio del suo maestro di giornalismo e di altri colleghi, ha raccontato la storia di Dadir, ex calciatore della nazionale somala, che per non abbandonare il suo sogno di diventare un calciatore famoso, la spola tra Roma e Milano, spesso senza neanche i soldi per il biglietto del treno. E una riflessione sulle conseguenze del razzismo in Italia arriva dall’unico filmaker vero del gruppo Dagmawi Yimer, rifugiato etiopico. Il regista, già autore insieme ad Andrea Segre di "Come un uomo sulla terra" nel suo corto, Una relazione, rievoca la storia dell’attore senegalese Mohamed Ba, accoltellato da uno sconosciuto alla fermata del bus. Un episodio archiviato dalle forze dell'ordine come una "lite tra stranieri”. Mentre Hevi Dilara, rifugiata curda, attraverso il suo racconto, La Vita per Lei, denuncia le criticità del sistema di accoglienza dei rifugiati in Italia, incapace, tra le altre cose, di facilitare l’inserimento sociale e lavorativo dei minori stranieri come nel caso di Nasir , alter ego di Aluk Amiri, rifugiato afgano e autore dell’ultimo corto Tanti Auguri. Giunto in Italia all’età di quindici anni, Nasir compie diciotto anni nell’appartamento messo a disposizione dal Comune di Venezia ma non sa cosa ne sarà di lui una volta lasciato il centro. E' così che le storie documentate da Aluk, Hamed, Dag, Hevi e Zakaria migrano, transitano dalla parete allo spettatore senza finzioni filmiche. Non c'è niente di iperreale se non le realtà mostrate. Alla fine della proiezione, Giulio Cederna ha presentato alcuni dei protagonisti con la loro storia tessuta con fili nuovi anche grazie alla realizzazione del progetto. Tra questi coloro che hanno lavorato alla realizzazione del progetto, Renaud Personnaz, curatore della formazione di base dei cinque talenti. Saba Anglana, cantante di origine etiope che ha messo a disposizione del film una canzone del suo nuovo album in uscita, “Xamar” , Desislava Valentinova Stoichkova che ha curato il backstage fotografico del progetto, realizzato il logo e tutti i materiali grafici di comunicazione di AMM, il prof. Alessandro Portelli, del Circolo Gianni Bosio accompagnato da musicisti cileni e HEVI DILARA, una dei giovani registi, che ha condiviso la sua avventura ieri sera a Roma, mentre i suoi 4 colleghi in contemporanea introducevano Benvenuti in Italia a Napoli, Milano, Venezia, Verona.

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