Esperimento curioso L'ultimo terrestre di Gian Alfonso Pacinotti. Un regista con un passato da disegnatore di successo (con il nome d'arte di Gipi), sceglie per il suo esordio dietro la macchina da presa un volume di un altro disegnatore, Giacomo Monti.
Oltre tutto, non un libro semplice, perché Nessuno mi farà del male (Canicola) è una raccolta di brevi storie, slegate tra loro e accomunate da una stessa ambientazione e dall'essere collocate temporalmente subito dopo e poco prima lo sbarco sulla terra degli alieni.
La difficoltà maggiore è stata proprio rendere uniforme lo sviluppo degli eventi. Per farlo Pacinotti ha dovuto compiere tagli importanti l'episodio Nonna, o Ultrà o ancor più Il vizio del bomber erano troppo fuorvianti e aggiunte significative ad uno scheletro che comunque rimane riconoscibile: la presentazione dei personaggi di contorno, come i colleghi del bingo o i contattisti, rimane per lo più la stessa che su carta.
Rispetto al libro, si nota l'idea di rendere il protagonista Luca molto meno ciarliero, riducendo i suoi momenti di parlato e puntando sull'espressività e sull'irregolarità del volto di Gabriele Spinelli. E poi si riduce anche la presenza degli alieni, che rimangono nel film decisamente sullo sfondo (per quanto importanti): il racconto L'ultimo terrestre, da cui viene il titolo, è poi quello più fantascientifico per Monti e (insieme alle derive sul virus) il più distante per stile dal lavoro di Pacinotti.
Chi ha apprezzato il fumetto ritroverà nel film alcune sensazioni, ma forse si sentirà un po' stranito. Viceversa, coloro che dalla visione de L'ultimo terrestre sono stati affascinati troveranno nelle pagine della graphic novel un interessante extra.
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