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La figura di Maria Occhipinti mi ha subito catturato fin dalla lettura delle sue autobiografie Una donna di Ragusa e Una donna libera. Le sue esperienze di vita mi sono subito apparse uniche.Nessunaltra ragazza della sua età, quasi analfabeta, nella Ragusa degli anni Quaranta, si sarebbe mai sdraiata sullasfalto per bloccare camion militari pieni di reclute in partenza per la guerra.Nessunaltra avrebbe guidato una rivolta, sfidato i pregiudizi e le maldicenze dei compaesani, affrontato il confino e il carcere, deciso di crescere da sola sua figlia in giro per il mondo, se non per un innato senso di giustizia e di libertà. Da dove e come siano nati questi sentimenti in apparenza spontanei è la domanda che ha dato avvio allidea di questo film,mentre lobiettivo è stato, in tutte le fasi della sua lavorazione, quello di mettere ogni spettatore nelle condizioni migliori per poter formulare una propria risposta.
Ho girato questo documentario cercando di evitare facili soluzioni celebrative o nostalgiche.Tutte le scelte di regia sono state improntate a pochi ma rigorosi principi: semplicità, asciuttezza, economia dei piani, rifiuto dellenfasi. Lobiettivo era quello di attraversare la vita di Maria Occhipinti raccogliendone il senso profondo, in nessun caso di svolgere un esaustivo rendiconto di ogni momento della sua biografia. Mi sono concentrato in particolare sulla ricerca dellequilibrio migliore tra immagine e parola, conciliando limmediatezza dellelemento visivo con la paziente tessitura del racconto orale. Le interviste sono così state lavorate come un coro polifonico, dove ognuno avesse il compito di aggiungere un tassello narrativo ed emozionale al racconto della vita di Maria. Per un ritratto che fosse collettivo, complesso, non monolitico, né premeditato.
Luca Scivoletto