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Il documentario di Massimo DAnolfi e Martina Parenti ha per protagonista il Poligono sperimentale del Salto di Quirra, situato in una regione della Sardegna compresa tra le provincie di Cagliari e Nuoro, dove per oltre cinquant'anni gli eserciti di tutto il mondo hanno sperimentato nuovi strumenti bellici e fatto brillare bombe, missili e ordigni di ogni tipo. Le conseguenze sono immaginabili. Lintera area è ormai contaminata, con irreparabili danni allecosistema, e dove uomini ed animali hanno cominciato a subire malformazioni misteriose e gravissime note come la sindrome di Quirra.
Una realtà dove tutt'ora sussistono omertà, intimidazione e connivenze istituzionali. "Non eravamo più sicuri di fare questo film quando è partita lindagine del procuratore Fiordalisi, ma leffetto mediatico si è esaurito velocemente e abbiamo capito che cera spazio, tempo e modo per farlo", hanno dichiarato i due registi, già autori de "Il castello" (documentario sullaeroporto di Malpensa visto come luogo dove burocrazia, procedure e controlli mettono a dura prova la libertà dei passeggeri).
Un film fatto di immagini e suoni, senza una voce narrante e organizzato in tre movimenti: il primo mostra un geologo che si aggira in un paesaggio brullo e spazzato dal vento, alla ricerca di tracce di inquinamento, tra carri armati arrugginiti, torrette in decomposizione, residui bellici e missili. Una parte centrale che racconta il poligono internamente con immagini di repertorio sottratte agli archivi militari. Mentre lultimo atto svela, con struggente lirismo, gli effetti tragici delle attività militari su unarea ridotta ormai ad un vero e proprio cimitero.
"Non si tratta di un reportage giornalistico, noi volevamo fare un film che parlasse di cinema, perché la potenza del cinema sta prima di tutto nella sua capacità di evocare grazie alla forza del racconto per immagini. Spetta alla procura di Lanusei, dover trovare le prove per spiegare perché in un'isola a vocazione turistica si muore di pace ".