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Le firme sono di quelle pesanti, e in poche ore lappello lanciato dagli architetti per la preservazione del Cinema America di Trastevere, progettato da Angelo Di Castro che rischia di essere abbattuto per lasciare spazio a 20 miniappartamenti e due piani di garage sotterraneo ha già registrato le sottoscrizioni di decine di professionisti del settore (alle quali si stanno unendo quelle di altri cittadini facenti parte di ogni categoria, non ultime quelle della cultura e dello spettacolo). In meno di ventiquattro ore sono quasi seicento i nomi che accompagnano lappello: fra i promotori delliniziativa Alessandra Muntoni, professore straordinario di Storia dellArchitettura contemporanea allUniversità di Roma La Sapienza; Giorgio Muratore, Ordinario di Architettura alla Sapienza; lurbanista Paolo Berdini e larchitetto e designer Maria Rita Intrieri, che in passato curò una pubblicazione sui cinema romani.
"Chiediamo che l'iter progettuale" si legge dallo scritto "venga fermato e che si promuova un'azione di riqualificazione di uno dei pochi spazi culturali e aggregativi nel centro di Roma. Grazie a uno spazio articolato in platea e galleria, e grazie anche alla presenza di una cupola apribile, agli elementi musivi e decorativi presenti al suo interno e nel prospetto, qui insieme al gioco geometrico della pensilina nervata, il CINEMA AMERICA rivela ancora una sua FORTE INDIVIDUALITÀ. Espressione del boom architettonico degli anni 50 e 60, che ha visto Roma seconda capitale al mondo del Cinema, questopera di Angelo Di Castro manifesta la capacità dellarchitettura di rispondere qualitativamente ai bisogni della città oggi troppo spesso assente nelle nuove costruzioni".
Lidea dellappello, promosso tra gli altri dallarchitetto Claudia Tombini, nasce dalla mostra Prossima fermata: Cinema America, organizzata nei locali della sala cinematografica dai ragazzi dallAssemblea Giovani al Centro (che dallo scorso novembre hanno occupato lo stabile), e intende contrastare con decisione il destino che sembrerebbe dover attendere lAmerica: quello dellabbattimento, per lasciar spazio a una moderna palazzina che la società proprietaria, la Progetto Uno Srl, ha già provato a realizzare nel 2006, fermata in quelloccasione da un Comitato di cittadini del Quartiere che si formò per loccasione, "Il Comitato Cinema America".
Nellesigere una CRESCITA URBANA EQUILIBRATA alle esigenze della città si legge ancora dallappello chiediamo quindi un CAMBIO DI ROTTA attento anche alla riattivazione di ogni risorsa già presente nel territorio di Roma, e allesaltazione di ogni sua potenzialità; nellimporre alla città di Roma la perdita di una seconda opera importante di Di Castro (dopo quella del cinema Arlecchino di via Flaminia) si opererebbe senzaltro anche una RIDUZIONE DRASTICA dei valori espressi dalla Carta per la Qualità; grazie alla quale la tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico abbraccia finalmente ogni periodo storico, compresi il Moderno e il Contemporaneo. [
] Pensiamo invece che il CINEMA AMERICA debba essere INCLUSO nellelenco delle opere del XX secolo che MERITANO UNATTENZIONE DIVERSA e non debba essere demolito.
Il Cinema America sorse nel 1954 sulle macerie di un altro Cinema-Teatro, il La Marmora. Prima di allora quel lotto di terreno non aveva conosciuto nessun tipo di edificazione (se non in epoca romana), e oggi assieme ai residenti di Trastevere e ai tanti amanti di Roma anche gli architetti della capitale si oppongono allabbattimento. Una prima petizione, promossa dallAssemblea Giovani al Centro, aveva raccolto fra le altre le adesioni dei registi Carlo Verdone, Marco Bellocchio, Daniele Vicari; degli attori Elio Germano, Beppe Fiorello, Maya Sansa, Francesco Pannofino, Alba Rohrwacher; degli scrittori Marcello Fois e Massimo Carlotto. Oggi, questo nuovo appello coinvolge il mondo dei professionisti della progettazione.
Il testo integrale dellappello, dove è possibile aderire, si trova allindirizzo:
https://www.change.org/petitions/sosteniamo-il-cinema-america.