Sono circa quindicimila gli italiani ufficialmente registrati a Berlino, e molte altre le migliaia approdate per studio o semplicemente non tracciate.
Da qualche anno la capitale tedesca sta diventando per una moltitudine di nostri connazionali una vera e propria seconda patria, un posto dove vivere meglio, un posto dove far valere i propri diritti.
Partendo da questo sempre più diffuso fenomeno migratorio, Fausto Caviglia e Barbara Bernardi hanno dato vita al documentario "Ciao Italia. Storie di Italiani a Berlino".
Costruito alternando una serie di interviste a vere e proprie fotografie in movimento della città, il doc si rivela un'attenta e precisa inchiesta sociologica, volta ad individuare le diverse ragioni che portano gli italiani a subire il "richiamo di quella grande città".
Che si tratti di un giovane padre di famiglia, di una ragazza in cerca di lavoro, di un ex editore ora impegnato nell'associazionismo o di un quarantenne in carriera, l'idea di base sembra non mutare: c'è un grande bisogno di un posto dove non doversi vergognare di essere onesti, dove poter credere nella meritocrazia, e Berlino sembra essere il posto giusto.
Una chitarra, spesso troppo invasiva, accompagna i racconti di questi nuovi "tedeschi d'adozione", partiti alla volta della Germania come degli esuli, che sembrano non avere intenzione di rientrare in patria. A meno che qualcosa non cambi per davvero. Perchè "Ciao Italia" possa rimanere solo un arrivederci e non un pesante addio.
Il film, prodotto da Monsieur Cheville e Alberto Osella, uscirà in sala mercoledì 30 gennaio.
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