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L'INFILTRATO - Giacomo Battiato e Abu Nidal

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Come già accaduto con il precedente "Resolution 819" del 2008 (vincitore quell'anno del Premio del Pubblico al Festival di Roma), sono i capitali francesi a permettere a Giacomo Battiato di realizzare i suoi film più importanti: se in quell'occasione al centro della narrazione era posta la guerra in Bosnia, ne "L'Infiltrato" - realizzato nel 2011 ma in prima tv italiana nel gennaio 2013 su Raitre - è il terrorismo palestinese. Autore in Italia di numerose fiction (tra cui "La Piovra" 8 e 9 e "Casanova"), Battiato prende spunto dalla cronaca per raccontare la storia di Abu Nidal, negli anni '80 a capo di un'organizzazione terroristica palestinese colpevole di una serie di attentati in Europa. La Francia cercò di fermarlo (in primis per rimanere immune dagli attacchi), ma gli equilibri internazionali erano delicatissimi, specie - come nei giorni del racconto - nei giorni precedenti la visita di Arafat all'Eliseo. Un funzionario dei servizi segreti (interpretato da Jacques Gamblin, visto ne "Il Primo Uomo" di Gianni Amelio) cerca di fare il possibile, provando a inserire nell'organizzazione un giovane infiltrato (Mehdi Dehbi). Girato con grande mestiere e molto efficace nella ricostruzione - specie nelle scene ambientate nei campi di addestramento - "L'Infiltrato" è un prodotto che avrebbe meritato maggiore attenzione e battage pubblicitario in vista della sua proiezione tv. Candidato per la Francia agli Emmy TV 2012, il film vede nel suo cast - in un ruolo molto piccolo - anche Cristiana Capotondi. Al centro degli obiettivi di Battiato esporre sotto gli occhi di tutti "lo spietato cinismo dei servizi segreti che prima si servono di esseri umani deboli e poi li lasciano cadere", come da lui stesso raccontato in un'intervista.

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