Pur con molte differenze, "La scoperta dell'alba" di Susanna Nicchiarelli è la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Walter Veltroni.
E' la stessa regista e sceneggiatrice a spiegarne le diversità. "Ho tenuto solo l'idea del viaggio nel tempo e la tematica brigatista, con lo stesso identico percorso del rapporto di scoperta di un padre da parte di un figlio. Il resto è tutto diverso: non c'è più un figlio maschio, ma due figlie femmine, per esempio".
Di conseguenza tutto ciò che riguarda la vita dei due personaggi femminili e il loro rapporto è "aggiunto". "La figura del ricco imprenditore che prende sotto la sua ala la mia band, per esempio, è "nostra" e viene vissuta dal mio personaggio come la figura paterna che è mancata in tutti quegli anni, inevitabilmente. Tutto il libro si svolge in un dialogo telefonico, un lungo monologo interiore".
"Per tanti motivi abbiamo messo due sorelle", svela Susanna Nicchiarelli. "Intanto sono femmine perché così il film lo sento più mio, e poi mi piaceva l'idea del rapporto di un padre e di una figlia, mi interessava maggiormente. Era più originale anche perché non capita mai alle donne di fare i viaggi nel tempo, capita solo agli uomini e noi stiamo a casa ad aspettare! Volevo che per una volta fosse il contrario, con l'uomo che rimane a casa e non capisce".
Tante le piccole e grandi differenze dal testo originale. "Ho ritardato l'anno dei fatti dal 1977 al 1981, perché non ho ricordi del '77 ma anche perché mi interessava raccontare il passaggio tra anni di piombo e anni '80, che è quello che mi ricordo meglio, in cui si passava dalla cupezza al mondo colorato e forzatamente spensierato, fatto di aerobica e musica pop".
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