Più che leggero è impalpabile il nuovo film di Carlo Vanzina. Scritto con il fratello Enrico e con Edoardo Falcone, Mai Stati Uniti è l'ennesimo prodotto targato Vanzina a non funzionare in ogni sua parte. Dalla sceneggiatura inconsistente e prevedibile, ai personaggi oltremodo irritanti nella loro monotona caratteristica, ai dialoghi che sottolineano ogni immagine e a volte addirittura se stessi, fino alle ambientazioni/cartolina negli Usa, alle musiche che accompagnano didascalicamente ogni scena e ogni panorama, alle riprese elementari e scontate, al montaggio che cerca di mettere qualche toppa agli errori. In più, tutto condito con un'abbondante dose di già visto.
Due le scene esemplari a dare la sensazione che Carlo Vanzina sia stato colpito da un misterioso morbo della pigrizia: quella dell'orso e quella del serpente a sonagli. Animali pericolosi (paura) mai visti in un film (stupore), che minacciano (apprensione), in due diverse scene, prima Memphis e poi Salemme. Due scene (fateci caso, e questa è da cinefili) girate nello stesso identico modo, con gli stessi dialoghi, le stesse inquadrature, lo stesso sviluppo dell'epilogo. Così uguali da poter esigere il rimborso parziale del biglietto. Almeno 30 centesimi.
Tra citazioni maldestre e tentativi di portare il reale sullo schermo, i Vanzina, combinano un pasticcio totale, banale e senza colpi di scena, con una pretesa di cinefilia per occhi attenti e palati fini. Talmente fuori strada l'idea di commedia di qualità che a risultare godibile, credibile e degna di un'ampia sufficienza, è la pesantezza di un grande Maurizio Mattioli, ormai capace di fare sue e rendere irresistibili anche le partiture più sbiadite.
Per gli altri interpreti, a parte l'ingiustificabile presenza su qualsiasi pellicola di Giovanni Vernia con il suo tormentone da cinefili ritardati, solo la speranza che la scelta di fare questo film sia economica, dovuta alla crisi generale che colpisce il settore e il mondo intero. Tanto domani ogni peccato, in nome del mutuo e delle bollette, verrà perdonato. Speriamo che il perdono arrivi anche dagli spettatori paganti.
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