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I 2 SOLITI IDIOTI - Nuovo episodio, stessa musica

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Il cinema panettone inaugura una nuova fase e l’evoluzione o la deriva ancora più triviale, grottesca, surreale e legata alla satira del mondo giovanile, è rappresentata da "I due soliti idioti", pellicola diretta da Enrico Lando. Nell’intenzione del produttore Pietro Valsecchi, riassumibile nel laconico e deciso “A voi il giudizio, a me l’incasso”, c’è l’ambizione di “sparigliare il cinema a Natale” con un nuovo progetto cinematografico ideato per realizzare film ambientati e in uscita nel periodo natalizio, che vogliono rinnovare e stravolgere i tradizionali cinema panettoni, i tempi della loro comicità, le loro storie, mostrando linguaggi e maschere, considerati come ritratti dell’Italia di oggi. Dopo "I Soliti Idioti" del 2011, che ha incassato oltre 11 milioni, e la quarta serie televisiva, Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, resi popolari dalla rete musicale Mtv, tornano al cinema con un sequel che ha sempre al centro Ruggero De Ceglie, suo figlio Gianluca e il loro rapporto paradossale e surreale di padre e figlio, interlocutori di altrettanto personaggi da loro ideati, come Paraguru, Serghey detto “Lo Zar”e Ivanov detto “The man with no Feelings”, più adatti ai ritmi televisivi che non a quelli cinematografici. "I due soliti idioti" è un racconto costruito come un metacinema che alterna gag, macchiette e citazioni cinematografiche, delle quali si ricorda solo il linguaggio scurrile, ristretto e condensato in quattro parole “minchia, zio, fico, cazzo”. E sebbene, come ha chiarito Francesco Mandelli, adesso un vero non-giovane omologato, la volgarità non sia rappresentata solo dal “dai cazzo”, ma dal mondo che viene rappresentato e non sia la parolaccia a far ridere, ma sempre quel mondo rappresentato: quel mondo giovanile rappresentato allora come l’unico vero idiota e i loro autori i veri distruttori. E non basta il messaggio di avvertimento iniziale, una ripresa dei classici messaggi di attenzione di molti prodotti televisivi, a precisare o a giustificare – e non si capisce il motivo – le intenzioni del film, che vuole invitare il pubblico, soprattutto quello giovanile, a ridere, “a fasse ‘na risata” e a non imitare i comportamenti rappresentati. Perché l'intenzione del film è quella di offendere proprio quel mondo giovanile cui è rivolto, visto come bamboccione, inetto, ignorante, inerme, poco “paraculo”, poco indignato, che si sveglia e si ridesta quando diventa un leader della “sorca boys” e individua nel parcheggio il problema più grosso dell’umanità, di cui il pubblico giovanile dovrebbe quindi ridere e autocompiacersi. “Adoro i soliti idioti, a me fanno ridire: il film è scritto da giovani ed molto vicino ai giovani” ha dichiarato il produttore Pietro Valsecchi. L’incasso del primo film, in attesa di conoscere quello di quest’ultimo, confermano il gradimento anche da parte del pubblico.

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