Non sempre vedere il nome dell'autore del libro originario basta a "garantire" lo spettatore per quanto riguarda la fedeltà di un film rispetto al testo di partenza. "Pulce non c'è", dal libro di Gaia Rayneri al film di Giuseppe Bonito, ha subito un processo di trasformazione minimo (qualche variazione è sempre necessaria) rispettando totalmente le parole scritte.
Del resto Bonito nelle interviste di presentazione ha sempre dichiarato di aver trovato "perfetto" quel testo, e perfettamente abbinate le parole scelte: è stato operato, parole sue, un "doppio tradimento", passando da un unico punto di vista - quello di Giovanna - a un film più corale, e i fatti sono stati temporalmente "allineati" per rendere più fluido il racconto.
Per il resto il libro è tutto sullo schermo: con meno ironia "livellatrice" (così la definisce Gaia Rayneri), dovuta all'interpretazione dei fatti della tredicenne protagonista, e più lirismo, ma è impossibile che un lettore esca insoddisfatto dalla visione del film.
Brave le due bambine che interpretano i personaggi principali (Giovanna è molto diversa dalla pagina, ma probabilmente era più importante trovare il talento giusto che la fisicità - più "massiccia" - richiesta dal libro), perfetti i genitori Marina Massironi-Pippo Delbono, più incisiva la parte della nonna, sullo schermo affidata a Piera Degli Esposti.
Dispiace solo - ma la scelta è coerente e comprensibile - che non trovino spazio sullo schermo le "parentesi" di immaginazione visiva con cui Giovanna interpreta il modo di vivere e pensare della sorellina autistica. Peccato, ma veniale.
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