L'omaggio dichiarato è a Martin Scorsese, al suo "Mean Streets" in particolare e ancor più alla New York ripresa in quel film. Brooklyn è il quartiere in cui l'italiano Ruben Mazzoleni vive da qualche anno ormai, e "Sheer" è il film che ha deciso di realizzare per esordire nel lungometraggio, un atto d'amore nei confronti della sua terra d'adozione.
La storia è semplice: due amici con un passato difficile, uno dei due - Nick - sta cercando di rifarsi una vita studiando legge, l'altro - Joe - non riesce a modificare uno status quo che lo vede passare da un lavoretto all'altro (mai nei margini della legalità).
Una sera Joe chiede a Nick un favore, tenergli una borsa - senza mai aprirla - fino al mattino successivo. Sembra semplice, ma il giorno dopo Joe non si presenta a ritirarla e alle calcagna di Nick arrivano due personaggi poco rassicuranti che lo prendono di mira. Sarà una corsa contro il tempo per lui da quel momento, e un ritorno - inevitabile quanto forse senza vie d'uscita - verso una vita che sembrava definitivamente abbandonata.
Girato in bianco e nero ("Mi sono formato con un certo cinema, e non potrei mai immaginare "Sheer" girato a colori!", ha confidato il regista), scelta coraggiosa ma vincente, e interpretato da due attori (Michael Jefferson e Aaron Barcelo) che riescono a dare credibilità e spessore ai loro personaggi.
Un po' carente nello sviluppo della sceneggiatura - in particolare nello sviluppo finale del plot e in alcune dinamiche con i personaggi minori, oltre che in qualche passaggio con poco originalità - "Sheer" è un esordio di assoluto valore e Mazzoleni un autore da tenere d'occhio con attenzione.
Un film "americano" nella migliore accezione del termine, che omaggia la tradizione del cinema indipendente noir newyorkese con rispetto e con la (giusta) devozione.
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