Bianca Guaccero è Aurora, una sessuologa pugliese che vive a Roma e che è costretta a tornare al paese per problemi di famiglia. Lì, dove non mette piede da circa dieci anni, ritroverà la dimensione perduta nella metropoli e troverà soluzioni e felicità.
La storia di "Si può fare l'amore vestiti", scritta tra soggetto e sceneggiatura da Giorgia Colli, Luca Biglione, Cristina Verre, Stefano Maccagnani con la consulenza del dott. Fabrizio Quattrini, è costruita per riuscire a parlare di sesso in una piccola comunità, con personaggi, intrighi e situazioni che dovrebbero portare alla risata.
Il regista Donato Ursitti confeziona il tutto in maniera pulita, senza movimenti o campi larghi e senza toccare estremi sia positivi sia negativi. Forse la leggerezza della storia, influisce sull'intensità della messa in scena e i troppi dialoghi scritti senza eccessiva cura, non aiutano gli attori a far scattare la risata e neanche ad aprire e chiudere le scene con la giusta decisione. Anche la recitazione con inflessione dialettale pugliese non aiuta molti interpreti di chiare origini diverse. La scorrevolezza, i tempi, le battute e i personaggi stessi, rimangono sospesi a chilometri da quello che potrebbe essere un aspetto sarcastico, grottesco o cinico da vera commedia.
Se non si cerca troppo la novità e in memoria non si hanno i film di Germi, di Risi o di Monicelli, "Si può fare l'Amore vestiti" può risultare anche soddisfacente, rimanendo in un ambito in cui il gusto televisivo, con le sue stelle di riferimento, ha livellato tutto verso l'impalpabile.
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