Era il 1966 quando le strade di Monica Vitti e di Jospeh Losey si incrociarono: il film era il curioso "Modesty Blaise, la bellissima che uccide", e l'attrice romana era la protagonista, una criminale "convertitasi" al bene chiamata a sventare un furto di diamanti, le cui avventure erano ispirate dall'omonimo fumetto firmato da Peter O'Donnell.
Il film nacque sulla scia dei successi dei primi James Bond e dalla voglia di ironizzare su un genere - appena nato ma già "affollato" - che si prendeva molto sul serio. Presentato in selezione a Cannes 1966, "Modesty Blaise" venne accolto con simpatia ma senza entusiasmi ai tempi della sua uscita.
Quel che appare oggi è un film invecchiato non benissimo, da valorizzare per la sua singolarità e per l'interpretazione (in un discreto inglese, forse non troppo fluido) di Monica Vitti in versione da esportazione, qui affiancata da grandi nomi come Terence Stamp e Dirk Bogarde.
Per il resto è un film camp dall'ironia poco coinvolgente oggi (sicuramente troppo lungo con i suoi 118 minuti di durata), tipico prodotto del suo tempo che non è da considerare tra i migliori lavori né per la sua protagonista né per il suo autore.
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