Un treno viaggia nella notte. Una donna guarda fuori, mentre i pensieri e i ricordi le invadono la testa. Giunta a Torino, forse alla ricerca del suo passato, si troverà di fronte una giovane madre in crisi, che la costringerà a fare i conti con i suoi segreti più profondi.
Girato con una consapevolezza ed una sensibilità, che appartengono forse solo a chi ha subito ed è riuscito a superare certe situazioni limite della vita, "Tutto parla di te" di Alina Marazzi racconta l'intrecciarsi di storie di due donne piombate in uno stato di profonda tristezza.
Interrogandosi sulla depressione post parto, la regista opta per una commistione tra generi, rompendo spesso la barriera tra reale e finzione, inserendo nel racconto delle sequenze totalmente documentaristiche che non destabilizzano mai l'attenzione e che si mescolano perfettamente alla storia di Pauline, una splendida Charlotte Rampling.
Il personaggio di Emma, da così voce alle tante giovani madri che, se pur consapevoli del privilegio capitato loro, si sentono inadatte, non pronte, immature, per accogliere con il giusto amore il proprio figlio e trattarlo secondo i canoni richiesti dalla società.
Ma il film della Marazzi è anche un'opera sulla memoria, in cui immagini di repertorio originali e ricostruite, animazione in stop motion e fotografie in movimento aiutano a rimettere insieme i pezzi di storia di chi, fin da bambina, si è trovata a crescere sola dopo il suicidio materno.
Forte e al tempo stesso delicato "Tutto parla di te" conferma lo straordinario talento di una delle migliori registe del panorama italiano.
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