"Camminando tra calli e campielli si scorgono alti gli antichi vessilli di una città un tempo regina che dominava e ora è in rovina". Così recitava il testo della canzone "Ucciamo il chiaro di Luna" del gruppo ska di Marghera (VE)Fahrenheit 451 del 2000. Sono passati dodici anni, ma quel brano non poteva essere più profetico. Oggi Venezia è una città museo, preda del turismo mondiale e delle multinazionali, che hanno colonizzato ogni angolo. A documentare il cambiamento della città dei dogi chi ha pensato il regista Andreas Pichler nel film "Vivere a Venezia" ("Das Venedig Prinzip" è il titolo originale in tedesco).
Nell'arco temporale di un anno, le telecamere del regista si intrufolano nei campielli, nei canali, nelle calli tra le orde dei turisti "mordi e fuggi", che fotografano senza nemmeno osservare le bellezze del luogo e i veneziani, che raccontano il profondo cambiamento. Il documentario pone l'attenzione sul cosa vuol dire vivere a Venezia oggi, in una città divenuta un museo, un parco d'attrazioni. Impressionanti sono le immagini delle gigantesche navi da crociera, che si impossesano dello schermo, oscurando il paesaggio e le fragili facciate dei palazzi. Pichler, però, documenta anche quel poco che è rimasto "vero", realizzando un'opera a 360° poetica ed apocalittica allo stesso tempo.
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