"S.B. Io lo conoscevo bene" è un nuovo capitolo della saga di Arcore. Un capitolo che si legge in maniera diversa rispetto, ad esempio a "Videocracy" di Erik Gandini o a "Silvio forever" di Roberto Faenza. Questo film di Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella appare cone un documentario storico, con i testimoni che parlano al passato di un personaggio che da solo un anno ha lasciato la carica pubblica che ricopriva. Silvio Berlusconi non è morto, non ha lasciato il Parlamento, non si è ritirato dal partito e dalla vita politica, ma è come se lo fosse.
Quello che emerge di nuovo con forza dal documentario è che il Cavaliere ha tirato troppo la corda. Che avesse fatto tutto per i suoi interessi e per risolvere i suoi problemi si sapeva; che amava la compagnia femminile anche. Quello in cui tutti i testimoni, da Vittorio Dotti a Gabriella Carlucci, da Paolo Cirino Pomicino a Giuliano Ferrara, da Paolo Guzzanti ad Alessandro Meluzzi, concordano è che una crescita smisurata dell'ego già abnorme di Berlusconi e il delirio di onnipotenza lo abbiano portato ad esagerare, incrinando anche il rapporto con i suoi elettori oltre che con i fiduciari politici da tempo insoddisfatti.
"S.B. Io lo conoscevo bene" gode di un ottimo montaggio e di una grafica indovinata, anche se una inesattezza cronologica storica (sulla paura del blocco sovietico) e una dichiarazione "sensibile" sulla malattia del Cavaliere consiglierebbero una revisione al montato definitivo prima di una eventuale uscita in sala o in tv.
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