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FdP53 - THE GOLDEN TEMPLE - La Londra "nascosta" dei Giochi Olimpici

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Londra 2012, Giochi della XXX Olimpiade. Per la prima volta nella storia una città ospita per la terza volta, dopo le edizioni del 1908 e del 1948, le Olimpiadi estive. 204 nazioni partecipanti, 302 competizioni in 26 sport differenti, 10.500 atleti partecipanti, televisioni dal tutto il mondo ed una cerimonia d'apertuta diretta dal regista e sceneggiatore, nonchè premio Osacar, Danny Boyle. Questi sono solo alcuni dei numeri dell'olimpiade londinese, che si è svolta dal 27 luglio al 12 agosto. Ma cosa c'è dietro tutto questo apparato organizzativo? Come ha cambiato il volto della città e dell'East London, sede dei Giochi? Cosa ne pensano gli abitanti della metropoli? A queste ed a altre domande cerca di rispondere "The Golden Temple - Olympic Regeneration of East London", documentario diretto da Enrico Masi nei mesi precedenti all'inizio dei Giochi Olimpici londinesi. Il film è strutturato come un documentario d'inchiesta con interviste ed immagini girate a Stratford, quartiere sede delle Olimpiadi, dove è situato il "The Golden Temple", il tempio d'oro, ovvero il più grande centro commerciale del mondo costruito insieme alle altre strutture olimpiche nell'imponente cantiere di 2,5 Km quadrati. L'imponente opera architettonica, spacciata dai politici inglesi come un'opera di riqualificazione dell'Est London, si trasforma nel documentario di Masi nel più grande tempio del consumismo, lontano dalle esigenze della popolazione locale e sorta sopra le scorie radioattive di un reattore nucleare non bonificate. Sono Mike, fotoreporter che vive in una barca nei canali industriali di Londra; John, imprenditore del capitalismo “puro”; Sue, guida olimpica orgogliosa del progetto di riqualifica e l’apostolo Ben, Generale di Dio, evangelizzatore ghanese in tenuta militare, ha guidare lo spettatore dietro i retroscena della trentesima edizione dell'Olimpiade. Dai loro racconti emerge la "disillusione" e le preoccupazioni verso questo "tempio architettonico del cosumismo", dove le multinazionali hanno investito "pesantemente", cambiando il volto del quartiere senza pensare all'esigenze degli abitanti.

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