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BENVENUTI AL NORD - Qualche risata, qualche leggerezza

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Secondo episodio anche per il grande successo 2011 di Luca Miniero. I personaggi e la vicenda centrale si spostano al nord e "tra mille difficoltà", Claudio Bisio e Alessandro Siani con le rispettive consorti, amici e colleghi, riusciranno a pareggiare i conti con la geografia. Benvenuti al Nord, impostato sullo scheletro del primo film, procede liscio e credibile fino alla metà quando le difficoltà crescono e si va verso la cima della montagna. Anche qui, come per un film completamente diverso come "L'Industriale", situazione lavorativa e familiare in crisi sono le scintille per la storia e stanno a testimoniare come ormai le nostre vite, a parte qualche partita di calcetto, siano, o vorrebbero che fossero, divise equamente tra lavoro e famiglia. Non c'è altro, al nord come al sud. Anche la sera a cena non si va più con gli amici, che so della scuola, dell'università, dello sport; no a cena fuori si va con i colleghi di lavoro, continuando così a incollare i due àmbiti, cementificandoli. Quando i personaggi vanno per caso da soli in discoteca, appaiono ridicoli e impertinenti, ormai automaticamente tagliati fuori da ogni ambiente che non sia la casa o l'ufficio. Nella seconda parte il film, che dovrebbe prendere la discesa verso il traguardo, comincia invece a perdersi tra le nuvole, assemblando una serie di soluzioni di sceneggiatura poco credibili e spesso lasciate al caso. Anche i motivi degli attriti familiari, sia dell'uno sia dell'altro personaggio, risultano leggeri e facilmente risolvibili ma vengono cavalcati con energia dando all'intrigo dell'intero film, origine e finale. Le risate certo non mancano anche grazie alle interpretazioni di attori dai grandi tempi comici come i già citati Bisio e Siani, ma anche Angela Finocchiaro che interpreta due ruoli (fantastica nel secondo), Nando Paone e Giacomo Rizzo (i colleghi d'ufficio), Paolo Rossi nel maglione di un simil-Marchionne manager delle Poste, e di Valentina Lodovini molto generosa nei primi piani. L'impressione che dà Benvenuti al Nord è di un film lasciato da solo, dove gli autori si siano affrettati a chiudere la sceneggiatura, sicuri che soluzioni anche meno convincenti ma più semplici, bastassero per realizzare un prodotto all'altezza del primo e cercando in ogni modo di arrivare all'abbraccio, all'arrivederci, all'auto che si allontana verso il ritorno a casa e a un, senza alcun dubbio, lieto fine.

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