Storie di veleni e di morti oscure, ma anche di ribellione e di voglia di cambiare un futuro che per molti sembra già scritto.
Con il suo "L'avvelenata - cronaca di una deriva", Claudio Metallo riporta alla luce una vicenda di poco più di venti anni fa, quando sulle coste calabresi di Amantea andò a spiaggiarsi una gigantesca nave rossa, in breve tempo poi smantellata.
Se in quel freddo dicembre del 1990 le impressioni della gente furono ricche di curiosità e stupore, con il passare degli anni e le conseguenti vicende giudiziarie, si tramutarono in sdegno e rabbia quando fu appurato che la bella Jolly Rosso era in realtà una nave dei veleni, scelta dallo Stato Italiano per ritirare in Libano novemila rifiuti tossici precedentemente abbandonati.
Attraverso il racconto affidato ad una voce fuori campo, la sua, e ad una serie di interviste ad esperti in materia e testimoni oculari, Metallo porta avanti un'analisi sulla Calabria avvelenata, una terra con più di seicento siti inquinati e innumerevoli casi di tumori dovuti alla vicinanza con le scorie.
Se da un lato la macchina da presa documenta un commosso ricordo alla memoria del capitano Natale De Grazia, scomparso in modo misterioso dopo aver messo le mani su questioni pericolose, dall'altro segue le centinaia di giovani che prendendo parte in modo consapevole ad una grande manifestazione di qualche anno fa, gridano ad alta voce la loro rabbia per una terra violentata.
Rientrando pienamente nel documentario d'inchiesta, L'avvelenata ha il pregio di scavare a fondo in una storia recente, che qualcuno vorrebbe che venisse presto dimenticata e sotterrata, proprio come quei rifiuti che quotidianamente uccidono il futuro della gente di Calabria.
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