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Dimmi che destino avrò è il punto di partenza di un viaggio, prima personale e poi da condividere. Prima di cominciare, ignoravo quasi tutto della cultura rom. A poco a poco, grazie a Gianni Loy, scrittore e sceneggiatore, che è stato il vero ispiratore di tutto, sono entrato in sintonia con unopera veramente complessa, sia per laspetto narrativo che per i significati ed i sottintesi della storia.
Una storia che fa riferimento a situazioni che mi sono care, come la diversità, lintegrazione, il dramma sociale, affrontate poi con un tocco di realismo magico.
Tra le scelte caratterizzanti e significative nello sviluppo del progetto, ho condiviso il netto rifiuto della facile tentazione di una scrittura in chiave antropologica o sociologica e la scelta di affrontare il tema del rapporto tra le due culture, quella dei rom, e quella dei gaggè, in forma diretta, priva di ogni velo o condizionamento che potesse alterare lessenza del problema.
La storia ha un luogo ed un tempo, necessario ed indispensabile, che si colloca nel mezzo di episodi, qualche volta drammatici, che offrono, loccasione per soffermarsi sulla problematica della convivenza di differenti culture ed etnie.
Ma il film parla soprattutto, ed essenzialmente, di amore. Della possibilità di ascoltarci senza tener conto della etnia, della religione, del colore pelle e di altro ancora
. E una strada lunga, a volte difficile, ma è il mio viaggio.
Peter Marcias