Dopo il suo esordio con "Le ragazze di San Frediano" nel 1954, la carriera da regista di Valerio Zurlini subì un inatteso e brusco stop. Per quasi cinque anni, infatti, continuò senza fortuna a pensare, scrivere e proporre nuovi film (celebre il caso del soggetto di "Guendalina", secondo lui "sottrattogli" in modo un po' losco da Carlo Ponti per farlo dirigere da Alberto Lattuada nel 1957).
La svolta si ebbe nel 1959 quando, dall'incontro con la Titanus di Goffredo Lombardo, Zurlini riuscì a tornare in sala con "Estate violenta", interpretato da Jean Louis Trintignant e da Eleonora Rossi Drago, e ambientato nella calda e intensa estate del 1943, nei giorni intorno al 25 luglio in cui Benito Mussolini si dimise e l'Italia piombò in una spirale di tensione e di crisi politica e sociale.
Prima di quella data, però, a Rimini la gioventù locale è esente da drammi e miserie che il conflitto mondiale invece stava riservando al resto della popolazione. Tra gite fuori porta, bagni rinfrescanti e serate a ballare, la vita di Carlo Caremoli (Trintignant), figlio di un gerarca locale, incontra Roberta (Rossi Drago), vedova di un eroe di guerra con figlia a carico e madre opprimente.
Da quel giorno il ragazzo non potrà più essere lo stesso, nonostante l'indolenza in cui è cresciuto e le circostanze non favorevoli: contro tutto e contro tutti, ma forse inconsapevole di rischiare così tanto, Carlo non resiste all'attrazione per la donna e va incontro al suo destino.
Notevole l'interpretazione dei due coprotagonisti, intenso il racconto in controtendenza con il neorealismo di un'Italia in tempo di guerra che il cinema non aveva mai mostrato: Zurlini pesca dalla sua autobiografia e racconta, e a distanza di oltre mezzo secolo il suo film rimane una insolita "finestra" su un periodo storico mai abbastanza raccontato.
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